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"Privatizziamo il matrimonio". L'ultima boutade di Grillo

Il fondatore del movimento politico più assistenzialista di sempre sogna l'unica privatizzazione di cui nessuno avverte la necessità: quella del matrimonio. L'assurda tesi espressa sul suo blog

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Siamo al paradosso. Il fondatore del movimento politico più statalista e assistenzialista della storia repubblicana sogna l'unica privatizzazione di cui nessuno avverte la necessità: quella del matrimonio. Dopo aver scambiato lo Stato per una sorta di vacca da mungere per dispensare redditi di cittadinanza e bonus, Beppe Grillo è rimasto folgorato da una balzana proposta espressa nel libro Nudge dagli autori Richard Thaler e Cass Sunstein, ovvero la privatizzazione del matrimonio. "Lo Stato regola le unioni civili, con un contratto che definirebbe i diritti e i doveri legali, mentre altre entità private avrebbero la libertà di stabilire le proprie regole matrimoniali in base alle proprie credenze e tradizioni", ha spiegato il comico genovese, sintetizzando il concetto.

Come spesso accade, seguire il ragionamento grillino non è affatto facile. Soprattutto quando il suo promotore si atteggia a illuminato osservatore della società. "In origine l’istituto del matrimonio era inteso come una maniera per lo stato di controllare sia l'attività sessuale sia l'educazione dei figli. Se si volevano avere rapporti sessuali oppure procreare, era molto più vantaggioso avere una licenza dello stato; anzi, in molti casi quella licenza era indispensabile, proprio come oggi serve la patente per guidare l’automobile. La licenza dello stato serviva a garantire che l’attività sessuale non fosse reato...", ha scritto Beppe Grillo in un post sul proprio blog dedicato proprio all'argomento. Il matrimonio ufficiale - ha quindi sentenziato - "oggi non ha più questa funzione".

Ora, che i tempi siano cambiati e con essi anche la percezione dell'istituto matrimoniale è vero. Anzi, è ovvio. Ma da qui a sostenere una tesi come quella condivisa da Grillo ce ne vuole. Anche perché tra tutte le privatizzazioni possibili (e per quel che ci riguarda pure auspicabili), quella del matrimonio è con ogni probabilità la più inutile. "Con la privatizzazione del matrimonio, la parola 'matrimonio' non apparirebbe più in nessuna legge e le licenze di matrimonio non verrebbero più offerte o riconosciute a nessun livello della pubblica amministrazione", ha argomentato ancora il fondatore dei 5S. In questo modo - ha teorizzato il saggio Beppe - il matrimonio sarebbe "un affare strettamente privato, celebrato da organizzazioni religiose o private di altro tipo. Così, per esempio, una chiesa potrebbe decidere di unire in matrimonio soltanto i propri membri, e un club di sommozzatori potrebbe decidere di limitare le proprie cerimonie a chi possiede un brevetto da sub".

La cosa assurda è che a sostenere queste elucubrazioni sia un personaggio secondo cui - per contro - lo Stato e le autorità dovrebbero essere iper-presenti nella vita delle persone, ad esempio con l'erogazione di un reddito universale incondizionato, incanalando tutto in un'ottica politica di perenne assistenzialismo. "Adesso che il matrimonio non è più un prerequisito per avere rapporti sessuali o per procreare, il ruolo dello stato in quanto autorità che rilascia la licenza di contrarre matrimonio sembra diventato meno importante. Ma fintanto che lo Stato continuerà a rilasciare licenze di matrimonio, lo status del 'matrimonio ufficiale', cioè del matrimonio che ha valore legale, avrà sempre una grande importanza. Qualcosa di totalmente anacronistico", ha scritto ancora l'attore ligure.

Che sia l'ennesima provocazione o una proposta pronta a trovare una sponda politica, per i grillini l'unico matrimonio impossibile sembra restare quello con il buon senso.

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