Dimmi la formazione del Milan 1987-88 (quella del primo scudetto di Arrigo Sacchi). Sei secondi di rotellina che gira ed ecco la risposta. «Portieri: Giovanni Galli, Alessandro Nista, Davide Pinato. Difensori: Franco Baresi, Mauro Tassotti...». Come faccio a montare una mensola? Sette secondi. «Per montare una mensola avrai bisogno di: una mensola, supporti per mensole, viti e tasselli, un trapano, un livello, un cacciavite...». Dimmi una barzelletta. «Cosa fa un arancione quando è triste? Si sente un po’ agrume».
Sul senso dell’umorismo ci dobbiamo lavorare parecchio, ma questi sono esempi di domande e di risposte che abbiamo posto ieri, poche ore dopo il suo lancio, alla versione in lingua italiana di Bard, il software di Intelligenza artificiale generativa di Google, concorrente diretto di ChatGpt, che lo scorso mese di marzo era stato sospeso dopo le osservazioni del Garante per la privacy. «Bard - spiega Jack Krawczyk, direttore del prodotto in Google, che ieri ha tenuto una conference call con alcuni rappresentanti dei media - attinge a informazioni sul web per fornire risposte aggiornate e di alta qualità. Ci siamo confrontati con esperti, legislatori ed enti regolatori, inclusi i garanti per la protezione dei dati, per comprendere il loro punto di vista e le loro indicazioni. Abbiamo adottato misure per aiutare le persone a gestire le informazioni in modo responsabile».
Per quanto riguarda l’aspetto della privacy, si può scegliere per quanto tempo archivia i vostri dati nell’account Google oppure disattivare completamente questa funzione eliminando ogni traccia dell’attività su Bard.
Bard è gratuito e aperto a tutti. Oltre all’italiano propone più di 40 lingue tra cui arabo e hindi. Risponde alle domande degli utenti anche con stili diversi (cinque: semplice, lungo, breve, professionale o casual). A detta di Google può anche «fissare, organizzare e modificare le conversazioni», usare «le immagini nei prompt», «condividere le risposte», «esportare il codice in più posti». Sarebbe insomma «un’esperienza diversa dalla ricerca di Google, un nuovo paradigma del modo in cui usiamo il computer». Che certo, potrebbe anche sbagliare ma «se ricevete una risposta da Bard che ritenete imprecisa oppure non appropriata - dice Krawczyk - o se riscontrate un problema c’è un modo semplice per lasciare un commento».
Restano tutte le perplessità sul modo in cui i cosiddetti chatbot fanno temere intrusioni nella vita privata, possano violare la proprietà intellettuale, finire al servizio della disinformazione e soprattutto spegnere il cervello delle persone, soprattutto i più giovani.
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