Qualche dubbio sull'utero in affitto

Alla stesura del contratto, prima della firma e del bonifico a cinque zeri, quali clausole vorreste vengano inserite? Un accurato screening neonatale, che escluda le malattie genetiche più conosciute e anche quelle più rare, può bastare?

Qualche dubbio sull'utero in affitto
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Senza polemica, davvero. E con una precisazione iniziale doverosa: non facciamoci trascinare nell'inganno che la battaglia a favore della maternità surrogata rientri tra i diritti delle coppie omogenitoriali. Perché non è così. Le famiglie che affittano un utero all'estero per portare a casa un bebè sono per la maggior parte eterosessuali. In Ucraina, tanto per fare un esempio, le coppie gay sono solo il 10 per cento. Una su dieci.

Detto questo, una domanda va fatta per sgombrare subito il campo da qualsiasi dubbio: quanto sareste disposti a pagare? I listini oscillano, a seconda del «negozio», dai 50mila ai 250mila euro. Quindi, prima di cominciare, dovete fare quattro calcoli partendo, ça va sans dire, del vostro conto in banca. Ovviamente, sarà pur cinico metterlo nero su bianco ma non è poi così diverso da quando si sceglie la casa o l'auto. Chi può permetterselo, non si accontenta di un'utilitaria da 20mila euro. È il mercato, bellezza. Se volete, per dirla nel gergo dei progressisti che tanto si battono per la gestazione per altri, è il capitalismo. E il capitalismo, ovviamente, ha aperto anche il gran bazar degli ovuli e dei bambini. «In Grecia il prezzo parte da 66.900 euro, in Georgia da 47.200 e in Albania da 61.900», si legge sul Messaggero. Poi, va beh, ci sono le agenzie statunitensi dove i prezzi sono molto più alti, anche a fronte della possibilità di una scelta più certosina selezionando «l'etnia, il colore degli occhi e dei capelli e l'altezza» della «donatrice» dell'utero (chiamiamola così).

Ovviamente, quando si va a comprare qualcosa, ci si accerta che sia tutto in ordine. E qui la seconda domanda. Alla stesura del contratto, prima della firma e del bonifico a cinque zeri, quali clausole vorreste vengano inserite? Un accurato screening neonatale, che escluda le malattie genetiche più conosciute e anche quelle più rare, può bastare? O intendete far inserire qualche garanzia in più? La prudenza, d'altronde, non è mai troppa. Perché, sempre a essere cinici e brutali, come potreste reagire se il prodotto acquistato dovesse rivelarsi difettoso? Ve lo siete chiesti? La vita, è banale scriverlo, non dà alcuna garanzia.

Fatti i dovuti conti (economici) e ottenute quante più garanzie possibile, circa nove mesi dopo la firma del contratto, ecco che il bambino arriva finalmente a casa. L'operazione, però, non è chiusa. La vostra scelta, quella di ricorrere al portafoglio per avere un utero di cui disporre, dovrà essere spiegata, prima o poi, anche a vostro figlio. Questo per una sfilza di motivi medici che vi obbligheranno a spiegargli da dove arriva e come è stato concepito. Il ché, va messo in conto, non sarà propriamente un discorso facile da sostenere.

Quali parole userete? E se vi chiederà del contratto? E dei soldi? E della madre biologica? Ma, soprattutto, se vi chiederà «È umano quello che avete fatto o un atto di estremo egoismo?», cosa gli risponderete? E, quando dovrete insegnargli che la vita non si compra (mai, in nessun caso), non credete che vi troverete un pochino in difetto?

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