Raffica di bufale su Meloni, gran bazar Pd e Canfora: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la copertina di Libération sul premier, le trattative dem e Gramellini

Raffica di bufale su Meloni, gran bazar Pd e Canfora: quindi, oggi...
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- Massimo Gramellini non sa, o finge di non sapere, che quando un cittadino presenta una querela poi “sul banco dell’accusa” non va la presunta vittima, ma un magistrato. Cioè la pubblica accusa. Quindi se Meloni, al tempo leader dell’opposizione, ha scelto di querelare Luciano Canfora e questi rischia il processo è evidente anche ai bambini (ma non a Gramellini) cosa significa: ovvero che un pm ha ritenuto fondata l’ipotesi di reato. Canfora è innocente, per quanto mi riguarda, fino alla sentenza del giudice. Ma solo chi scambia il processo per la sentenza può pensare che querelare sia lesa maestà: Meloni ha chiesto che un giudice terzo valuti se l’intellettuale ha utilizzato espressioni denigratorie oppure no. Non c’è nulla di tragico.

- Vi è poi una enorme differenza tra la querelite di cui soffrono alcuni politici (vedi Renzi) e questo caso specifico. Perché Meloni di critiche ne riceve a bizzeffe e non querela chiunque, ma solo in due casi in cui i presunti intellettuali hanno decisamente esagerato: il “bastarda” di Saviano e il “neonazista nell’animo” di Canfora tutto sono tranne che “opinioni”. Se affermassi qui, e non lo sto facendo, viaggio per periodo ipotetico dell’irrealtà, che un politico pro-Lgbt è un “pedofilo nell’animo” sono certo che ne avrebbe a male. E dubito che Gramellini considererebbe questa mia espressione come una libera espressione del pensiero democratico.

- Faccio un breve riassunto della situazione in casa Pd in vista delle Europee: Elly non si sa se si candida; Schlein non è chiaro se sarà prima o terza; Stefano Bonaccini vorrebbe candidarsi, ma solo da primo della lista, e solo se anche i suoi non vengono penalizzati; Lucia Annunziata è stata piazzata al Sud, non è contentissima, ma se lo farà andare bene; Marco Tarquinio potrebbe finire nelle liste dem anche se la pensa più come Giuseppe Conte, soprattutto sull’Ucraina; le donne del partito sono incazzate nere perché con questa storia degli “esterni” e della segretaria in terza posizione rischiano di tornare a casetta. Più che un partito sembra un bazar.

- I democratici Usa lanciano la campagna per la raccolta fondi e lo fanno con un evento riservato a 5mila persone in cui, per una foto con Joe Biden, Barack Obama e Bill Clinton devi sborsare 100mila dollari. Se poi vuoi pure accedere alla reception privata o all’after party devi versare sul conto tra i 250mila e i 500mila dollari. È giusto. E sacrosanto. Ma che ridere vedere i difensori degli ultimi vendere fotografie a 100 carte.

- Libération dedica la copertina a Giorgia Meloni. Liberi di farlo. Ma non si capisce bene per quale motivo la stampa italiana dovrebbe cavalcare le banali (e pure farlocche) opinioni di un collega, direttore di un quotidiano straniero, peraltro di dichiarata fede sinistra. Voglio dire: se il Giornale dedicasse un editoriale a Macron, a Parigi - giustamente - se ne infischierebbero. E così dovremmo fare anche noi. Machissenefrega se Libération non ama il nostro premier?

- Se poi andiamo a leggere cosa scrive il direttore Dov Alfon capiamo anche perché dovremmo rispondere col gesto dell’ombrello. "Da quando è arrivata al potere - si legge nell'estratto riportato da Repubblica - Meloni è riuscita a imbavagliare i media del servizio pubblico, a ostacolare l'accesso all'aborto, a prosciugare le istituzioni culturali, a perseguitare le coppie Lgbt+, a svuotare i controlli e gli equilibri, a perseguitare i richiedenti asilo e, soprattutto, a riscrivere la storia per oscurare il futuro”. È incredibile come Alfon sia riuscito a scrivere sette menzogne in una frase sola. Ci spieghi, Libération: quando è che Meloni avrebbe “ostacolato l’accesso all’aborto? Avete notizie in merito? Ovviamente no, trattandosi di una bufala.

Secondo: se l’Italia “perseguita i richiedenti asilo”, come dovremmo definire ciò che Macron fa a Ventimiglia? Tortura? Terzo: non è vero che qui si “perseguitano le coppie Lgbt” perché da quando il centrodestra è al governo non è cambiata manco una legge in merito e semmai è stato il governo Draghi a mandare al macero la legge Zan. Dunque le opzioni sono tre: o Alfon ha scritto il pezzo sbatacchiando le dita a caso sulla tastiera, o la sua fonte è Repubblica oppure è troppo preso dall'ideologia per informarsi un po' di più.

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