Salari su per gli italiani. Così si torna a spendere

L’Ocse: "Dal 2023 ripresa del potere d’acquisto". Confcommercio-Censis: "Consumi in crescita"

Salari su per gli italiani. Così si torna a spendere
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Primo: non prenderle. La regola mesozoica del gioco del calcio vale anche per gli italiani quando pensano a cosa è meglio per se stessi: il 67,4% indica come speranza primaria «mantenere un tenore di vita adeguato». Un aureo desiderio di stabilità che supera ogni aspirazione di crescita. Ma che è giustificato dal periodo di ansia e incertezza globali che dal Covid in poi sta condizionando l'intera Europa. Il sondaggio emerge dal rapporto Confcommercio-Censis «Clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane 2025». Ma per fortuna degli italiani la nostra economia mostra forti segnali di stabilità e buoni fondamentali. Vale soprattutto per l'aumento del reddito disponibile, l'occupazione ai massimi storici e l'inflazione sotto controllo. Il risultato finale è il dato sui consumi, la componente del Pil che tipicamente misura la propensione a spendere il surplus di reddito rispetto al «costo della vita». Ebbene le intenzioni di spesa per l'anno in corso sono in crescita rispetto al 2024 (in primis gli elettrodomestici con un +10,9% rispetto al 2024, poi i prodotti tecnologici +9,1%, +5,6 i mobili, +4,3 le autovetture, +3,8 le ristrutturazioni), così come le partenze per le vacanze estive (già pianificate dal 37,7% degli italiani, il dato più alto dal 2019) facendo emergere quel desiderio di normalità che prevale sempre tra gli italiani. Combinando questo sentimento con il buono stato di salute dell'economia nazionale, e in assenza di nuovi shock esogeni, «è possibile raggiungere l'obiettivo di crescita dell'1% dei consumi reali sia nel 2025, sia nel 2026».

Tra le componenti che permettono all'economia italiana di contrastare l'incertezza globale c'è la ripresa del potere d'acquisto che, nonostante le note dinamiche negative dei salari, da due anni è tornato a crescere. Infatti, se nell'Employment Outlook 2025 dell'Ocse si afferma che, all'inizio del 2025, i salari reali italiani erano inferiori del 7,5% rispetto al 2021, è altrettanto vero che dalla fine del 2023 la tendenza è cambiata. Dal mese di ottobre di due anni fa i salari nominali hanno ripreso a crescere più dell'inflazione, iniziando a recuperare un po' di potere d'acquisto. La stessa Ocse parla di «un incremento relativamente consistente» nel corso del 2024 (anche grazie ai diversi rinnovi di contratti collettivi, ndr), quando i salari nominali sono cresciuti del 3,1%, con un'inflazione ferma all'1,1%. Dinamica che sta proseguendo nel 2025, con il primo trimestre che ha fatto registrare un +3,9% delle retribuzioni nominali. Così, su base annua, l'aumento dei salari reali in Italia è stato del 2,2% nel primo trimestre del 2025, quasi in linea con la media Ocse (2,5%).

«Le famiglie italiane

- dice il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli commentando il report diffuso ieri - mostrano grande resilienza. Ricostruire la fiducia, con la riduzione delle tasse, è ora l'unica strada per superare l'incertezza».

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