
“You drop the roll, we do the rest”. Recita così lo slogan sui dorsi di alcune strane cassettine postali in giro per la città di Firenze. Invitano gli utenti a imbucare rullini fotografici per lo sviluppo e la stampa. Un gesto d’altri tempi, che ricordano bene i fotografi più âgé e che si è perso con gli automatismi veloci dell’epoca digitale. In realtà, per dovere di cronaca ricordiamo che un ritorno al passato dell’arte fotografica è già avviato da anni: fotocamere in stile retrò prodotte da diverse aziende del digital imaging, toy-instant-camera che sviluppano e stampano come le Polaroid degli anni Settanta, App che ne imitano i filtri, corsi di cianotipia e stampa, tutto già faceva pensare che la fotografia analogica non si fosse mai estinta.
La Generazione Z, che sul web e sui social è abituata a consumare contenuti in frazioni di secondo, ha ormai riscoperto il gusto di quel lento aspettare, delle foto scattate da non condividere, che non le vedi se non quando vengono stampate e quindi ne scatti meno per non sprecare le pose… 24 o 36, poi il rullino si chiude e devi caricarne un altro con gesti manuali che pensavamo di vedere solo in certi filmati d’epoca. Una produzione romantica, che costringe al pensiero e a dosare le scelte dei fotografi, che li fa andare alla ricerca del rullino perduto e raro da acquistare.
Devono averlo ben compreso i due fotografi Antonio Logarzo e Niccolò Romagnoli, appassionati di scatto a pellicola che qualche tempo fa hanno avuto l’intuizione di inventarsi queste rollbox (così si chiamano). Utilizzando un altro oggetto in via d’estinzione, le cassette postali appunto, questi due amici sognatori ci riconducono a un rapporto più materico con le immagini: raccolgono i rullini che custodiscono i nostri ricordi, funzione primaria di questa giovane arte, e ce li restituiscono stampati e salvati per sempre su carta. Altro che i folder sul pc, altro che gli album sullo smartphon sempre a rischio smarrimento, per non parlare dei Giga pagati sui Cloud, qui siamo più al sicuro che in banca.
Le rollbox non sono antitecnologiche: hanno uno sportello con un codice Qr che si apre su un modulo da compilare con i dati degli utenti e la scelta del tipo di servizio che vogliono richiedere, un po’ di pazienza e attesa durante la quale gli scatti vengono “cullati” in un laboratorio di sviluppo e nel giro di qualche giorno il processo si compie. Si può scegliere se bianco e nero o colore, il formato e il tipo di carta, dalla più semplice al fine art, quello che conta è conservare momenti preziosi, divertirsi e, in un’era connotata dall’immaterialità liquida di molto aspetti della nostra esistenza – basti pensare a film, musica, immagini, notizie – tornare a qualcosa che possa essere toccato e tenuto tra le mani.