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"Tifo da stadio...". Ecco perché il vescovo ha criticato i funerali di Murgia

Monsignor Antonio Suetta critico sulle esequie della scrittrice sarda. "Data la parola a persone che esprimono convinzioni e pensieri difformi dalla dottrina cattolica"

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"Pensieri difformi dalla dottrina cattolica" e un "tifo da stadio" ritenuto eccessivo. Anzi, "improprio" per un luogo sacro. In un video pubblicato in rete, il vescovo della diocesi di Ventimiglia e Sanremo, Antonio Suetta, ha espresso tutte le proprie perplessità sui funerali di Michela Murgia, celebrati sabato scorso - 12 agosto - a Roma. Il monsignore ha in particolare criticato alcuni aspetti delle esequie, ricordando poi come la compianta scrittrice sarda avesse in passato espresso posizioni contrarie a quelle della Chiesa, specialmente sui temi etici e sulla famiglia.

"Molte persone mi hanno comunicato la loro sofferenza a cui unisco anche la mia, nel vedere che in chiesa, conclusa la celebrazione delle esequie e ancora in un contesto liturgico e di un luogo sacro, è stata data la parola a persone che esprimono convinzioni e pensieri difformi dalla dottrina cattolica e lo hanno fatto in modo anche, a mio parere, un poco sguaiato, suscitando una serie di applausi quasi come tifo da stadio e atteggiamento da festa, che mi pare davvero improprio sia nella circostanza delle esequie che soprattutto nel contesto di un luogo sacro", ha affermato monsignor Suetta in un video pubblicato su YouTube. Al termine dei funeali, lo ricordiamo, a prendere la parola per un omaggio alla compianta scrittrice erano stati Chiara Valerio e Roberto Saviano. Poi, al termine del rito esequiale - ma ancora in chiesa - alcuni dei presenti avevano intonato a gran voce la canzone "Bella Ciao".

"Non intendo parlare della persona, che ha vissuto un'esperienza drammatica e faticosa in relazione alla malattia e che ora ha compiuto il passaggio della morte ed è nel giudizio di Dio. A lei il rispetto che si deve a ogni persona", ha premesso il vescovo di Ventimiglia e Sanremo. Poi le ulteriori osservazioni. "Desidero soltanto fissare l'attenzione sull'aspetto pubblico di Michela Murgia, come scrittrice e soprattutto in relazione ai contenuti del suo contributo culturale. Mi limito a definirla una scrittrice, in quanto considerarla una teologa mi sembra eccessivo", ha affermato il presule. E ancora: "Le battaglie, così è stato detto, che Michela Murgia ha portato avanti erano legate a sue convinzioni personali e a esperienze di vita, ma il suo contributo culturale in moltissimi casi è stato stato apertamente in contrasto con l'insegnamento di chiesa e dottrina cattolica, in particolare per la concezione della famiglia e altri argomenti molto importanti come aborto ed eutanasia".

Secondo monsignor Suetta "rimane per ogni persona libertà di pensiero e espressione e anzi questa libertà può essere contributo a un dialogo che va verso l'approfondimento". Tuttavia - ha sottolineato il vescovo - "diverso è accodarsi a un coro pressoché unanime di approvazione, perché le sue esternazioni e convinzioni corrispondono al pensiero oggi dominante e questo non è corretto farlo anche dal punto di vista cristiano, perché la fede cristiana e la dottrina cattolica su questi argomenti hanno visioni differenti". Forse una critica a chi nei giorni scorsi, in ambito cattolico, aveva ricordato Michela Murgia come "una credente" alla quale "non dispiaceva definirsi teologa".

Infine, dopo ulteriori annotazioni di carattere liturgico, il monsignore ha aggiunto ancora critico: "Molte volte, a proposito alla scrittrice, sono state fatte osservazioni più o meno condivisibili che mi verrebbe da chiamare mezze verità. Cioè si afferma qualcosa che in parte è vero e in parte no. Però le mezze verità generano molta confusione, perché non sono sufficienti a mettere in evidenza il bene, che c’è nella vita di ogni persona, ma spesso suscitano confusione e fatica nel rintracciare i punti fermi della nostra fede.

E allora talvolta le mezze verità risultano essere dei veri e propri errori".

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