
L'innalzamento delle temperature delle acque dei nostri mari comporta, tra le prime conseguenze, l'aumento del numero di meduse in cui ci si può imbattere durante una nuotata. Per quanto nel Mediterraneo non siano presenti degli esemplari particolarmente pericolosi tanto da poter diventare letali, come accade in altre parti del mondo, vi sono comunque almeno tre specie da cui sarebbe meglio possibilmente tenersi alla larga.
La prima è la cosiddetta "Caravella portoghese", nome popolare attribuito alla "Physalia physalis" per via del suo singolare aspetto simile a quello di una grande imbarcazione a vele spiegate, che diventa "caravella" in portoghese e spagnolo, o "galea" in francese e tedesco. Non si tratta in realtà, comunque, di una singola medusa, bensì di un "sinoforo", vale a dire un'aggregazione di più individui chiamati "zooidi" collegati tra loro e dipendenti l'uno dall'altro ai fini della sopravvivenza: i tentacoli di questa specie di colonia, che si sposta sfruttando una sorta di ombrello galleggiante per l'appunto a forma di vela, possono infliggere punture molto dolorose. Come detto non si tratta in genere di una specie letale, anche se c'è stato un caso che si è concluso tragicamente in Sardegna qualche anno fa. Il consiglio, qualora ci si imbattesse nel tipico galleggiante, è quello di uscire dall'acqua il prima possibile per non subire conseguenze: "Il contatto di solito causa dolore intenso e una irritazione cutanea, con rossore e piaghe nell'area della pelle venuta a contatto con i tentacoli dei polipi", spiega l'Istituto superiore di sanità.
Altra specie pericolosa è la "Pelagia nocticula", una delle più diffuse tanto nelle vicinanze della riva quanto in alto mare: dotata di ombrello marrone-rosato o rosa-violetto di circa 10 centimetri di diametro, provoca anch'essa dolorose punture. "È molto urticante ma gli effetti sono generalmente limitati alla superficie della pelle e causano solo eritema, edema e vescicole, con dolore locale che può persiste per 1-2 settimane", precisa l'Iss. Nel caso in cui dovessero verificarsi delle reazioni di tipo allergico, ai sintomi potrebbero aggiungersi anche "broncospasmo, prurito e infiammazione".
La Carybdea marsupialis è un tipo di "cubomedusa", una specie che in altre zone del mondo è molto più pericolosa tanto da fare decine di vittime ogni anno. Quelle che troviamo nel Mediterraneo hanno un ombrello di circa 3cm di diametro, mentre i tentacoli possono raggiungere anche i 30 cm. Anche se non letale, la sua puntura causa dolorose ustioni, mentre la morte può sopravvenire solo in caso di allergie dovute a determinate particelle presenti nell'insieme proteico che compone il veleno.
La prima cosa da fare in caso di puntura è quella di esaminare dalla zona colpita le parti residue e sciacquare solo con acqua di mare, evitando il più possibile l'esposizione al sole: grandi benefici si possono ottenere applicando impacchi freddi o un gel astringente al cloruro di alluminio. Al contrario è bene non grattarsi né effettuare risciacqui con acqua dolce, dal momento che ciò, come spiegato dall'Iss, "causerebbe la rottura delle nematocisti ancora intatte e il rilascio di altro liquido urticante".
Sconsigliabile anche utilizzare rimedi improvvisati come ammoniaca (per cui esclusa anche l'urina), alcol o aceto, precisa ancora l'Istututo superiore di sanità, "a meno che non si conosca la specie con cui si è entrati in contatto, perché non hanno alcuna azione sul liquido urticante delle meduse e potrebbero ulteriormente irritare la parte colpita".