Spinse l'amico 13enne nel fiume. Accusato di omicidio a 15 anni

La tragedia in provincia di Cuneo a Pasquetta. Ora la svolta: non si è trattato di incidente. "Il ragazzo aveva detto di non saper nuotare"

Le ricerche del 13enne Abdou Ngom, nel giorno della sua scomparsa
Le ricerche del 13enne Abdou Ngom, nel giorno della sua scomparsa
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Era il giorno di Pasquetta, lo scorso 22 aprile 2025, quando Abdou Ngom, 13 anni, è scomparso nelle acque del fiume Tanaro, a Verduno, nel Cuneese. All’inizio sembrava un incidente: il racconto degli amici parlava di una scivolata accidentale, di un bagno finito male. Ma quattro mesi dopo, la Procura dei minori ha riscritto la storia. Un ragazzo di 15 anni, che quel giorno era con Abdou, è stato accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Avrebbe spinto volontariamente l’amico nel fiume, pur sapendo che non sapeva nuotare.

La tragedia

Abdou, nato a Bra da genitori senegalesi, era il secondo di quattro figli e frequentava la terza media. Quel lunedì di festa aveva raggiunto con alcuni coetanei un tratto del Tanaro noto come la “spiaggia dei cristalli”, un sito geologico conosciuto per le sue formazioni gessose. L’iniziativa era nata in una chat di gruppo, per trascorrere una giornata all’aperto. Ma il fiume, a causa del maltempo dei giorni precedenti, era ancora in piena. Verso tarda mattinata è accaduto l’irrecuperabile: Abdou è finito in acqua. La versione iniziale parlava di una caduta accidentale. I soccorsi sono stati immediati: per tre giorni i vigili del fuoco, con elicotteri da Torino e Varese e squadre di sommozzatori, hanno perlustrato il fiume. Ma il corpo del ragazzo non è mai stato ritrovato.

Le indagini e la svolta

Nei giorni successivi, la comunità di Bra si è stretta intorno alla famiglia, profondamente colpita da una perdita senza spiegazione. Ma nel frattempo, tra i ragazzi e tra le famiglie, iniziano a circolare dubbi: qualcosa non torna, e le voci si moltiplicano. I carabinieri decidono così di proseguire le indagini. Vengono sequestrati i cellulari dei tre amici presenti quel giorno, e si ricorre anche a intercettazioni ambientali. È proprio da queste intercettazioni che emergono nuove versioni dei fatti. Si scopre che i ragazzi stavano cercando di concordare tra loro cosa dire agli inquirenti. Uno di loro, messo sotto pressione, cede e racconta un’altra verità: sarebbe stato il 15enne a spingere Abdou nel fiume, nonostante le ripetute richieste del 13enne di non farlo. "No, non so nuotare", avrebbe implorato la vittima pochi istanti prima di essere spinta in acqua.

L’accusa e la misura cautelare

Sulla base di queste nuove informazioni, la Procura dei minori ha formalizzato l’accusa per il 15enne, ora collocato in una comunità per minori. Il giovane è indagato per omicidio volontario con dolo eventuale: secondo i magistrati, pur non avendo forse l’intenzione diretta di uccidere, avrebbe agito consapevolmente, ignorando il pericolo mortale del suo gesto. Il ragazzo, difeso dagli avvocati Giuseppe Vitello e Mario Morra, nega ogni responsabilità.

Ha raccontato agli inquirenti di aver lasciato Abdou sull’arenile, e di averlo visto travolto dall’acqua poco dopo. Una versione che però contrasta con quanto emerso dalle intercettazioni e dalle testimonianze raccolte dagli investigatori.

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