
Lamine Yamal ha solo 18 anni ed è già un “caso”. Anzi, è un “caso” proprio perché a 18 anni (appena compiuti). E se a questa età sei già giudicato “il miglior calciatore al mondo”, la testa del ragazzo - a differenza dei piedi - rischia di andare “fuori giri”. Yamal, al momento, è un super talento ma reggerà la pressione di quanti lo giudicano addirittura - a parità di età - “superiore a Maradona”? Yamal reggerà o si perderà come un Balotelli o un Cassano qualsiasi? Di certo il cerchio magico (o maledetto?) che gravita attorno all’idolo di Barcellona ricorda un po’ l’ambiente “malato” che ha contribuito alla distruzione di tanti campioni.
Non si capirebbe altrimenti come nel giorno in cui Yamal è diventato maggiorenne gli sia stato permesso di ingaggiare per la festa una squadra di nani “a scopo ludico”. La foto con i “mini giullari” che entravano nella villa di Lamine prima del party ha fatto il giro del mondo con commenti tutt’altro che commendevoli. Critiche che hanno però subito suscitato le proteste della sinistra iberica che si è letteralmente inventata una “campagna razzista contro Yamal”. E qui le cose non tornano. Ma come: il ragazzo ingaggia dei nani per divertire i suoi ricchi ospiti, e il “razzista” finisce con l’essere chi di azzarda a fargli notare che quella “non è stata una scelta rispettosa per quanti vivono con differenza la condizione patologica del nanismo”?
Un paradosso, avvalorato dagli attacchi (provenienti sempre da sinistra) contro chi ha “vandalizzato” un murale dedicato a Yamal in versione Superman “rovinandolo” con l’aggiunta polemica del disegno di 7 nani proprio per voler stigmatizzare provocatoriamente l’idea di Lamine di assoldare dei nani per “allietare” il suo compleanno. Insomma, la sinistra spagnola non sta trovando nulla di meglio che erigere a proprio testimonial un 18enne milionario in vena di stravaganze. Ma con un atout vincente: avere la pelle scura, e si sa che chi si azzarda a criticare un giovane di colore passa, agli occhi ideologizzati della sinistra, non può che essere bollato come “razzista” e “fascista”. Proprio lo stesso concetto espresso sull’Equipe da David Moscoso, ex membro di Sumar (sinistra spagnola): «Attaccano la sua vita privata, suo padre, sua madre, il suo quartiere. Tutto questo va oltre il calcio. Lo hanno posto al centro delle critiche razziste e xenofobe». È il mondo alla rovescia visto da sinistra. Sfidando il ridicolo.
Come è successo ieri in Italia con Roberto Saviano (da sempre, a suo dire, “nel mirino dei clan”) che, intervistato da un quotidiano sportivo, ha raccontato di aver giocato da giovane in una squadra di basket che si chiamava “Clan”. Ma questa è un’altra storia. Tragicomica.