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Aumentano gli aborti clandestini soprattutto fra le straniere

I dati preoccupanti emergono dalla relazione 2010 sull'attuazione della legge 194 che il ministero della Giustizia ha inoltrato al Parlamento. Il rapporto prende in esame gli anni compresi tra il 1989 e il 2009.

Aumentano gli aborti clandestini e resta alto il numero di richieste di interruzione di gravidanza da parte delle minorenni al giudice tutelare. Ragazzine dunque che abortiscono senza il consenso dei i propri familiari, genitori o parenti che spesso non sono neppure a conoscenza del fatto che la loro figlia è incinta.
Dati preoccupanti che emergono dalla relazione 2010 sull'attuazione della legge 194 che il ministero della Giustizia ha inoltrato al Parlamento. Il rapporto prende in esame gli anni compresi tra il 1989 e il 2009 e definisce «preoccupante» il fenomeno degli aborti richiesti dalle minorenni. In media si registrano all'anno 1.300 richieste di aborto da parte di ragazze minorenni al giudice tutelare. Il picco di istanze di questo tipo si è registrato nell'89, con 1.390 domande inoltrate. Lo scorso anno, invece, il numero a 1.184.
Molte giovanissime, 16 o 17 anni, si rivolgono al giudice perchè non hanno ottenuto o sanno di non poter ottenere l'assenso delle persone che esercitano la potestà o la tutela su di esse. Il numero di richieste ha avuto un andamento stazionario a livello nazionale e l'area maggiormente interessata è stata sempre quella del nord. Le autorizzazioni sono state concesse dal giudice alla minorenne interessata nella quasi totalità dei casi.
Dai dati raccolti tra il 1995 al 2005 (successivamente non sono più stati richiesti dal dicastero ai giudici) emerge che a presentare tali istanze sono perlopiù ragazze di età compresa tra i 16 (30,3% nel 2005) e i 17 anni (50,2%).
Ridotta per fortuna la percentuale delle under 14 (1,2 per cento). L'eta delle ragazze che richieddono l'ivg, interruzione volontaria di gravidanza, però è in calo. Nel 1995 l'età media delle minorenni che si rivolgevano al giudice per ottenere l'assenso ad abortire era di quasi 17 anni, mentre nel 2005 era di 16 anni e 9 mesi circa.
Tra i motivi addotti da queste ragazze nella loro istanza al giudice, prevale quella dei motivi psicologici (65 per cento), seguita da situazioni di carattere socio-economico (33,7) e da ragioni inerenti la salute (1,3). Le ragazze spiegano di non sentirsi «pronte ad affrontare il ruolo di madre e le varie responsabilità connesse», mentre quelle che indicano ragioni socio-economiche spiegano di non poter « disporre del necessario sostegno da parte dei familiari o da parte del padre del nascituro». Alcune, si legge nella relazione, dichiarano che «un figlio avrebbe costituito un serio ostacolo ai propri progetti di vita futura».
Tra le minorenni nate all'estero - circa il 30% dei casi - la scelta di rivolgersi al giudice è dettata spesso dalla paura di essere allontanata o emarginata dalla famiglia o dalla comunità di origine. Nella maggioranza dei casi (più del 60%), le ragazze non consultano nessuno della famiglia prima di rivolgersi al giudice, ma resta rilevante la percentuale di quelle (circa il 34%) che ne parlano con la madre. A frenare le giovani a confidarsi con i familiari sono soprattutto il timore di perdere stima e fiducia (42% la stima fatta nel 2005), nonchè la mancanza di dialogo. Situazioni di questo tipo avvengono spesso in un quadro familiare desolante, caratterizzato da gravi disagi, come i conflitti tra genitori separati. Quasi sempre, poi, risultano essere «molto labili» e a volte «del tutto occasionali» i rapporti con il padre del concepito. Tra le under 18 che si rivolgono al giudice ci sono anche adolescenti che vivono in un contesto socio-familiare positivo, con buoni rapporti in famiglia: in tali casi la ragazza non adduce alcun motivo particolare per voler abortire, se non quello di rifiutare categoricamente il figlio, avvertendolo solo come un peso.
L'incidenza dei casi di minorenni straniere è piuttosto marcata e in crescita rispetto al totale delle minorenni richiedenti. Le percentuali variano di molto a seconda dell'area geografica esaminata: nel 2005, ad esempio, si è registrato un 5 per cento al Sud e oltre 40,4 per cento al nord.
Un altro fenomeno preoccupante che emerge dal rapporto è quello degli aborti clandestini che si presuppone essere «largamente diffuso e praticato anche in strutture sanitarie private e riguarderebbe in misura sempre maggiore donne extracomunitarie». Nel 2009, la percentuale di stranieri sul totale delle persone iscritte sul registro degli indagati per reati inerenti la normativa sull'aborto è stata del 34,4 per cento: tale incidenza risulta essere piuttosto elevata, sopratutto se si pensa che la popolazione straniera residente al gennaio 2009 costituisce solo il 6,5 dell'intera popolazione residente in Italia.
Se si restringe l'analisi dei dati ai soli reati dolosi, quali l'aborto provocato senza il consenso della donna o in seguito a lesioni e l'aborto clandestino, la percentuale di stranieri coinvolti sale al 66,4, mostrando una propensione decisamente maggiore da parte degli extracomunitari rispetto agli italiani a commettere tali delitti. Secondo alcuni procuratori, si spiega nella relazione, una parte degli stranieri coinvolti non è a conoscenza dei meccanismi socio-amministrativi-sanitari e penali della legge 194, ma la restante parte di extracomunitari «operante in ambienti di per sè malavitosi, violerebbe intenzionalmente la legge penale, istigando e favorendo l'aborto clandestino». Ciò, secondo quanto rileva il dicastero di via Arenula, si verificherebbe in prevalenza nell'ambiente della prostituzione per eliminare gravidanze indesiderate e le indagini anche a causa delle condizioni di assoggettamento e di omertà proprie di questo tipo di ambiente, risultano spesso difficoltose. Altri procuratori, pur comunicando che pochi o nessun procedimento penale è sopravvenuto presso il proprio ufficio, affermano tuttavia che certamente vi sono aborti clandestini nel territorio di loro competenza, ma che questi casi «spesso taciuti dalla donna, dai familiari e dai medici», rimangono nascosti «anche perchè le forze di Pubblica sicurezza viene impegnata su altri fronti investigativi, quali ad esempio quello della criminalità organizzata, soprattutto nel Sud».
Dunque, l'esiguo numero di procedimenti, si spiega nella relazione, «non rifletterebbe la reale portata del fenomeno».


Più in generale, i procedimenti penali aperti nel 2009 per aborto clandestino sono stati 55, contro i 43 del 2007: il numero degli indagati per tale reato lo scorso anno risulta pari a 67, a fronte dei 57 del 2007.

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