Che gli incentivi, come sono stati proposti finora per rivitalizzare il settore dellauto, siano alla lunga dannosi è assodato. Creano dipendenza, addormentano le aziende, non stimolano la creatività da parte dei manager e hanno un effetto positivo limitato nel tempo. Ed è proprio il surriscaldamento del mercato causato da un boom della domanda «a tempo» a provocare sconquassi. In Italia e negli altri importanti mercati «drogati» dai bonus, il risultato del «dopo» è linevitabile crollo verticale delle vendite, quello che in pratica sta accadendo. In Cina, invece, che è il Paese dove dallo scorso anno si vendono più automobili nel mondo (13,6 milioni), il governo sta pensando di mettere al più presto un freno al mercato perché lofferta è ormai pericolosamente superiore alla domanda. Significa - ed è il succo dellallarme lanciato da un alto funzionario di Pechino - che avanti di questo passo, con gli aiuti fiscali ai produttori di veicoli, sarà inevitabile la lievitazione della capacità produttiva, frutto di investimenti dettati dalleuforia, allimpressionante cifra di 31 milioni di unità entro il 2015.
A questo punto il contraccolpo maggiore lo subirebbe la competitività del settore, e la chiusura di molte fabbriche, inevitabile per ristabilire gli equilibri, getterebbe il Paese nel caos. Ecco perché il più 55,7% delle immatricolazioni cinesi in agosto ha destato, paradossalmente, più preocupazioni che tranquillità.
Quello della sovracapacità, però, è un problema che deve essere affrontato a livello globale. Lo stesso Sergio Marchionne non perde occasione di porvi laccento, visto che lindustria europea sforna, ogni anno, circa 30 milioni di auto in più rispetto a quante se ne possono realmente vendere. Serve, allora, una strategia precisa e non più «a spot», che preveda interventi ragionati (che non rischino di sbilanciare pericolosamente il rapporto domanda/offerta in proporzione al tipo di mercato) e strutturali, che oltre a svecchiare il parco auto, sproni la produzione (e lacquisto) di veicoli con motorizzazioni virtuose. Insomma, lincentivo mordi-e-fuggi fa parte del passato.
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