«Auto e ristrutturazioni? Ho pagato sempre di tasca mia»

AMICIZIE «L’imprenditore Anemone non mi ha mai favorito. E con Bertolaso solo rapporti istituzionali»

RomaSi è difeso con determinazione e puntualità, Angelo Balducci. Ha prodotto fatture, messo a disposizione i suoi conti per verificare che non ha mai ottenuto benefit in cambio di appalti per le grandi opere e che ha sempre tenuto separata la sfera pubblica da quella privata, lui che come presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici coltiva un’amicizia ultraventennale con l’imprenditore romano Diego Anemone, in carcere con l’accusa di aver fatto il pieno di appalti in cambio di favori. Un rapporto forse sconveniente, quello tra i due, ma che mai avrebbe influito sulle scelte della pubblica amministrazione.
Balducci entra nei dettagli, spiega al gip fiorentino Rosario Lupo arrivato a Roma, nel carcere di Regina Coeli, per l’interrogatorio di garanzia, che una cosa sono i suoi rapporti personali con Anemone e prima ancora con il padre di lui, un’altra la sua autorità in materia di appalti. «Ha sostenuto - raccontano gli avvocati Roberto Borgogno e Francesca Coppi - che come funzionario dello Stato ha sempre distinto i due ruoli di pubblico e privato». «Tutte le gare - ribadisce con forza Balducci - si sono svolte non solo in piena regolarità, ma con il controllo di una molteplicità di persone, comitati ed esperti, che hanno verificato la legittimità delle assegnazioni a imprese che avevano tutti i requisiti per ottenerle». E comunque, è stato fatto notare, l’imprenditore arrestato non è il vincitore di tutte le gare contestate. «Delle prime tre - osservano i legali - quelle relative ai Mondiali di nuoto e alle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia, nessuna impresa di Anemone è risultata vincitrice. L’imprenditore è intervenuto nella fase esecutiva in associazione con altre ditte». A Guido Bertolaso un breve accenno: con lui Balducci ha avuto «solo rapporti istituzionali». I legali hanno chiesto la scarcerazione del loro assistito, il gip deciderà a giorni, dopo aver sentito il parere del pm.
Mai Balducci avrebbe avuto in uso auto in cambio di un occhio di riguardo nell’assegnazione dei lavori. «Quelle macchine le ho pagate con i miei soldi, potete controllarlo sui miei conti», si difende. Nulla da nascondere anche riguardo ai contestati viaggi aerei gratis: «Rientravano nelle condizioni contrattuali degli appalti, ovvero negli obblighi dell’impresa vincitrice, che si impegna a mettere a disposizione dell’amministrazione i mezzi per spostarsi nei cantieri». I lavori di ristrutturazione? «Sempre pagati di tasca mia». Anche l’intervento, citato nell’ordinanza, che più degli altri ha colpito l’attenzione del gip, chiesto ad Anemone nell’agosto del 2008 dalla moglie di Balducci per provvedere alla riparazione dello sciacquone del bagno del figlio. Anche il funzionario del dipartimento sviluppo dei lavori pubblici Mauro Della Giovampaola ha ribadito la regolarità delle gare di assegnazione degli appalti. Diego Anemone, invece, ha preferito non rispondere alle domande del gip. Lo stesso ha fatto nel carcere di San Vittore l’ingegnere Fabio De Santis, provveditore alle opere pubbliche della Toscana. «Raramente ho visto dei documenti - commenta il suo legale, Remo Pannain - che dimostrano così chiaramente come funzionari dello Stato si siano comportati in modo ineccepibile. Da quanto abbiamo visto finora, vi sono almeno due o tre cose che possiamo riuscire a smontare documentalmente sin da ora».
La decisione del gip sarà l’ultimo atto della Procura di Firenze.

I fascicoli dell’inchiesta, infatti, sono stati trasmessi per competenza a Perugia. La Protezione civile ieri ha voluto ribadire che nessuna società di Anemone ha avuto in appalto o in subappalto i lavori per la ricostruzione dell’Aquila.

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