nostro inviato a Francoforte
Il mondo dell'auto riemerge dalla lunga crisi profondamente cambiato. E il Salone di Francoforte, la grande vetrina biennale in programma dal 17 al 27 settembre, rappresenta la classica cartina di tornasole. Rispetto a un anno fa (Salone di Parigi), ma anche alle rassegne d'inizio 2009 e primavera (Detroit, Ginevra e New York), mancheranno all'appello alcuni mostri sacri del settore. I nomi più altisonanti sono quelli di Rick Wagoner (General Motors), che Barack Obama ha di fatto «schiodato» dal vertice per consentire il salvataggio del gruppo; Katsuaki Watanabe (Toyota), il quale non ha saputo evitare che l'azienda, nota per i profitti stratosferici, si trovasse all'improvviso con l'acqua alla gola; Christian Streiff (Psa Peugeot Citroën), licenziato in tronco dalla famiglia francese; Wendelin Wiedeking (Porsche), il «Paperone» dei top manager, finito fuori strada quando ha cercato di scalare il gigante Volkswagen. Mancheranno all'appello anche Bob Nardelli e Jim Press, rispettivamente amministratore delegato e presidente della Chrysler: il primo è rientrato al fondo Cerberus, il secondo ha invece esaurito il compito di traghettare il gruppo nelle mani della Fiat.
Anche lo scenario legato ai costruttori è mutato. Da una parte continuano le operazioni di dimagrimento avviate nel 2008 da Ford con le cessioni di Aston Martin a un fondo di private equity, e di Land Rover e Jaguar a Tata Motors; e dall'altra quelle di rafforzamento, come nel caso della Fiat che ha approfittato proprio della pesante crisi Usa per accaparrarsi una delle «big three», cioè Chrysler. Proprio il Salone tedesco, in proposito, sarà il palcoscenico del debutto del nuovo mega gruppo Fiat-Chrysler (marchi italiani e americani all'interno dello stesso padiglione) con Sergio Marchionne nel ruolo di doppio amministratore delegato. Lo stesso Marchionne, tra l'altro, nel rimettere piede dopo quattro mesi in Germania non potrà non pensare al lungo tira e molla con il governo di Berlino e i governatori dei Lander durante le caotiche trattative per l'acquisizione della Opel.
La casa automobilistica tedesca, che la capogruppo Gm ha appena deciso di cedere al consorzio austro-russo Magna-Sberbank, sarà sicuramente al centro dell'attenzione della rassegna, più per i pesanti risvolti occupazionali causati dal passaggio di proprietà (10.500 i tagli stimati in Europa, di cui 4.500 in Germania) e la possibile battaglia con l'Ue sugli aiuti di Stato, che per i prodotti esposti, tra cui spicca la nuova Astra. Questo modello, da sempre fonte di guadagni per la Opel, nell'occasione chiude l'epoca Gm e apre quella di Magna-Sberbank, fornendo alla cordata austro-russa (Vladimir Putin non sta più nella pelle e sogna, grazie al colpo Opel, di portare l'industria automobilistica di Mosca ai livelli di quelle occidentali) una carta fondamentale per partire con il piede giusto.
Sempre a Francoforte un altro marchio si presenta sotto una nuova veste: Saab, l'altro agnello sacrificale di Gm, è stata venduta alla svedese Koenigsegg.
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