Auto, senza incentivi lo Stato rischia un buco da 1,2 miliardi

Gli ecoincentivi sono importanti non solo perché garantiscono a buona parte delle case automobilistiche di far lavorare le proprie fabbriche e di riaggiustare i bilanci. Anche le istituzioni traggono benefici dalle agevolazioni concesse dai singoli governi al settore. E non solo in termini di miglioramento della qualità dell’aria o della sicurezza del parco in circolazione. Positivo, infatti, è anche l’impatto che gli ecoincentivi hanno con le casse statali. Il gettito erariale legato all’Iva, infatti, in mancanza di una riconferma dei bonus anche nel 2010, subirebbe un calo di 1,2 miliardi rispetto all’anno in corso. A fare questi calcoli, confrontando le stime sulle immatricolazioni di automobili alla fine del 2009 con quelle relative a un 2010 senza ecoincentivi, è il Centro Studi Promotor. Secondo il direttore Gian Primo Quagliano, che ha partecipato agli stati generali dell’automobile nell’ambito dell’evento «Viva l’Auto» di Firenze, «senza il rinnovo degli incentivi alla rottamazione, nel 2010 il mercato dell’auto scenderebbe in Italia a circa 1,7 milioni di immatricolazioni e, di conseguenza, il gettito legato all’Iva subirebbe un calo di 1,2 miliardi rispetto al 2009; si passerebbe, in pratica, dai 6,2 miliardi di Iva che l’Erario incasserebbe sui 2,1 milioni di immatricolazioni stimate per il 2009, ai 5 miliardi che entrerebbero nelle casse dello Stato se, in assenza di incentivi, le immatricolazioni scendessero intorno a 1,7 milioni».
Dato, questo, ipotizzato anche da Gianni Filipponi, direttore generale di Unrae (case estere), mentre per Guido Rossignoli (Anfia) la caduta delle vendite potrebbe essere più marcata. «A questo punto - ha aggiunto Quagliano all’Ansa - il mercato dell’auto ripiomberebbe, in Italia, ai livelli del quadriennio nero 1993-1996, successivo alla svalutazione del 30% subito dalla lira nel 1992». Dai 2,39 milioni di auto immatricolate nel 1992 si passò nel 1993 a 1,69 milioni, nel 1994 a 1,68 milioni, nel 1995 a 1,74 milioni, nel 1996 a 1,72 milioni, per una media in questo periodo di 1,71 milioni di unità. «Nel 2010 - ha precisato Quagliano - bisognerebbe rilanciare sull’entità degli incentivi o sulla platea delle auto da includere nel programma, per esempio inserendo i veicoli aziendali», possibilità, quest’ultima, che trova le aziende che si occupano di flotte pronte a dare il proprio contributo. «Il mondo dell’auto aziendale - ricorda Paolo Ghinolfi, amministratore delegato di Arval Italia - rappresenta il 30% dell’immatricolato annuo in Italia e, quindi, sarebbe messo nelle condizioni di portare ancora più benefici all’ambiente».
Per lo Stato, dunque, un ampliamento dei bonus non comporterebbe rischi, anzi. Come spiegato dallo stesso ministro Claudio Scajola, la sola replica delle agevolazioni nel 2010 comporterebbe un costo netto di 400-500 milioni di euro.

Intanto, alla vigilia della terza trimestrale di Fiat (gli analisti prevedono una frenata dei risultati, mentre Deutsche Bank consiglia di acquistare azioni del Lingotto alzando il prezzo obiettivo da 6 a 15 euro), Moody’s ha rivisto a stabile, da negativo, l’andamento globale del settore.

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