Siamo alla terza tappa del viaggio nella sconfitta del centrodestra in Liguria. Un viaggio iniziato dai vetri oscurati, dalle scorte ostentate, dagli autisti onnipresenti e dagli incontri negli alberghi vip a Savona, cioè dai modelli che - a mio parere, ovviamente, ci mancherebbe altro - occorre assolutamente evitare. Almeno per evitare risultati come quelli del candidato Marson. Quindi, la prima lezione (non richiesta) era quella di tornare in mezzo alla gente, senza avere paura di stringere mani, di parlare con le persone, di parlare nelle piazze, senza asserragliarsi negli incontri dei soliti noti.
La seconda tappa del viaggio è stata ad Albenga, al Rotary alassino. Dove è emersa, prepotente, la voglia di moderazione da parte dei moderati. Con una semplice considerazione, degna dei conti della serva: quelli che sono ultramotivati e pensano che i cosacchi siano alle porte (e, a volte, magari ben truccati, lo sono), votano lo stesso il centrodestra. E quindi quelli da convincere sono gli altri, quelli nella terra di mezzo del voto dopinione. Quelli che, per votarti, non vanno spaventati, ma convinti. Quelli che vogliono sentire parole di moderazione e non di estremismo. Sembrerebbe facile. Sembrerebbe.
Oggi, ultima tappa.
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