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Autobomba a Bagdad contro i mercati sciiti: 46 morti e 200 feriti

Colpito il quartiere roccaforte dell’estremista Moqtada Sadr. Processo Saddam: in caso di condanna sarà subito giustiziato

Fausto Biloslavo

da Tallil

Un altro massacro nell’ennesima giornata di attentati che hanno provocato almeno 52 morti e centinaia feriti in Irak. L’attacco più pesante è avvenuto nel quartiere sciita di Bagdad, dove sei autobomba, esplose quasi contemporanemente, hanno fatto strage di civili: 46 persone hanno perso la vita e quasi 200 sono rimaste ferite. Secondo la ricostruzione fatta dal ministero dell’Interno, sei minibus imbottiti di esplosivo sono saltati in quattro mercati nel povero quartiere di Sadr city, roccaforte degli estremisti sciiti di Moqtada al Sadr. Una settima autobomba è stata individuata in tempo dalle forze di sicurezza irachene, che sono riuscite a disinnescarla. Ieri sera, però, è circolata un’altra versione che indicava un solo terrorista suicida, alla guida di un furgone zeppo di esplosivo ad alto potenziale. Subito dopo che il kamikaze si è fatto esplodere in mezzo alla folla i complici del terrorista avrebbero lanciato quattro colpi di mortaio fra la gente dando l’impressione che altre autobombe fossero esplose. Ma qualunque sia stata la dinamica, si tratta di una delle stragi più pesanti degli ultimi mesi. Il massacro è avvenuto al tramonto e gli abitanti della zona colpita sono scesi in strada per soccorrere i feriti e recuperare quello che restava dei corpi dilaniati. La folla inferocita avrebbe trovato anche la testa dell’attentatore, apparentemente di origine africana, prendendola a calci.
Sempre a Bagdad, una trappola esplosiva è saltata in aria al passaggio di una pattuglia americana nel quartiere di Qadissya. I militari Usa sarebbero rimasti illesi, ma 6 civili iracheni sono stati uccisi e altri 13 feriti.
Gli attentati nel quartiere sciita della capitale puntano a provocare la reazione dei seguaci di Sadr contro i sunniti. L’obiettivo dei terroristi, come Abu Musab al Zarqawi, capo di Al Qaida in Irak, è far saltare il nascente governo iracheno e scatenare la guerra civile. Il giovane Sadr, veemente predicatore, aveva favorito la nomina, da parte dei partiti sciiti che hanno vinto le elezioni parlamentari, a nuovo premier di Ibrahim Jafaari. Nonostante l’offensiva terrorista, il presidente iracheno Jalal Talabani ha annunciato che la riunione inaugurale del Parlamento eletto in dicembre si terrà il 16 marzo. L’ambasciatore americano a Bagdad ha dichiarato che «ci vorrà ancora tempo» per la formazione del governo, il quale dovrà ottenere la fiducia dal Parlamento. Lo stallo deriva dall’opposizione di curdi e sunniti alla candidatura di Jafaari.
Ieri, intanto è ripreso il processo a Saddam Hussein e la sua sorte, in caso di colpevolezza per la strage di 148 abitanti sciiti del villaggio di Dujail nel 1982, dopo un fallito attentato a Saddam, sembra segnata: pena capitale. In un’intervista alla televisione di stato, Jafaar al Mussawi, il procuratore del Tribunale speciale, ha detto che se Saddam venisse condannato a morte, sarebbe impiccato nel giro di un mese.

«Se l’Alto tribunale penale pronuncia una sentenza capitale contro gli imputati per il caso Dujail, la legge è chiara: bisogna eseguire la sentenza entro 30 giorni dalla sua ratifica da parte della Corte d’appello del Tribunale», ha sottolineato il procuratore. Tenendo conto che non dovrebbero esserci ancora molte udienze per il processo di Dujail e che la pena di morte è quasi certa, Saddam rischia di venire giustiziato nei prossimi mesi.

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