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Alfa Romeo Spider 916, bella e possibile

L'Alfa Spider 916 è stata la prima scoperta del nuovo corso del Biscione, con la trazione anteriore ma con un abito cucito da Pininfarina e firmato da Enrico Fumia

Alfa Romeo Spider 916, bella e possibile
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Il cielo è azzurro, sgombro da qualsiasi nuvola, mentre il sole è gentile. I suoi raggi scaldano ma non troppo, perché oggi è un gradevole giorno di autunno. L'ideale per saltare al posto di comando della propria Alfa Romeo Spider, rigorosamente con la "cappotta" aperta. Non è il modello classico, quello con la meccanica della mitica Giulia, ma la versione di metà anni Novanta, firmata sempre da Pininfarina ma costruita sul telaio Type 2, rinforzato ed evoluto. Le emozioni invece sono sempre le stesse, perché i motori del Biscione suonano come un'orchestra affiatata, mentre gettare tra le curve un'auto così seducente e coinvolgente è un momento memorabile, totalmente appagante. E con la Spider tra le mani si cancellano i pensieri, si assaporano i profumi della natura a pieni polmoni e si torna a sorridere. Non è un racconto di fantasia, è un'esperienza comune a tanti possessori di questo gioiello.

La nuova Spider si presenta

Nella rivoluzione Alfa di metà anni Novanta c'è spazio anche per la sportività, così al Salone di Parigi del 1994 vengono presentate le nuove GTV e Spider. I puristi del Marchio non apprezzano molto il nuovo corso targato Fiat, spaventati dalla scomparsa della trazione posteriore e del classico feeling uomo-macchina, nel quale la precisione dello sterzo, la tenuta di strada e la brillantezza erano dei capisaldi inviolabili. Per addolcire la pillola la nuovissima Spider si mostra al pubblico con un abito seducente, con delle linee scolpite e sensuali, moderne e intriganti. L'auto italiana viene firmata dalla carrozzeria Pininfarina, fedelissima del Biscione, mentre il designer incaricato di tracciare la silhouette di questo veicolo en plein air è Enrico Fumia, non uno qualsiasi. Dunque, lo stile piace, dalla cappotta in tela multistrato alla lunga fascia orizzontale dei gruppi ottici, passando per quel musetto in cui troneggia lo scudetto Alfa.

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La Spider, al pari della sorellla GTV, sembra destinata a emigrare negli Stati Uniti ma sono anni in cui si riflette sulla presenza dell'Alfa negli States. Alla fine, dopo una dolorosa decisione, viene deciso di bloccare la vendita delle nuove creature in Nord America. La scelta è ancora più radicale, perché è tutto il brand che esce di scena dal mercato a stelle e strisce, poiché troppo oneroso. Alcuniu esemplari ci arriveranno lo stesso, ma non tramite la catena ufficiale. Per coloro che volevano emulare le gesta di Dustin Hoffmann ne "Il Laureato", a trent'anni di distanza, resterà un po' di delusione.

Le soluzioni tecniche

Abbiamo detto che la trazione posteriore viene sacrificata per abbracciare una meno nobile anteriore. Bisogna fare economia e bere l'amaro calice. Tuttavia, i tecnici dell'Alfa Romeo vogliono offrire un prodotto meritevole di attenzione e bello da guidare. Per questo motivo, sulla Spider vengono effettuate delle operazioni per far progredire una base non particolarmente sportiva. Per ottimizzare la ripartizione dei pesi, il grande cofano anteriore viene realizzato in materiale composito, mentre una buona parte del telaio è in magnesio e alluminio; al posteriore trovano collocazione la batteria, il serbatoio del carburante da 70 litri, la ruota di scorta e i due silenziatori di scarico principali.

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Non finisce qui, perché per rendere questa filante vettura un diavolo su strada, serve un pacchetto di sospensioni di livello. Dunque, la scoperta del Biscione guadagna posteriormente un telaietto supplementare in lega leggera, che le permette di avere un retrotreno attivo su telaio ausiliario in alluminio autoportante e autosterzante e sospensioni a quattro bracci multipli (Multilink). All'avantreno, invece, la scelta ricade su sospensioni di tipo MacPherson evoluto. Entrambi gli assali sono dotati di barra antirollio.

Le motorizzazioni

Al debutto la nuova Alfa Spider poteva contare su due motori: il 2 litri aspirato Twin Spark da 150 cavalli e il 3.0 V6 12 valvole da 192 cavalli. Verso la metà del 1998 arrivarono nuove unità: il 1.8 TS da 144 cavalli, mentre la 2.0 TS con variatore di fase, aggiunge un po' di cavalleria arrivando a quota 155 CV. Nel 1999 venne introdotto anche il 6 cilindri 2.0 turbo in versione da 202 cavalli, affiancato dal 3.0 V6 24v da 218 cavalli. La velocità massima era di 233 km/h e l'accelerazione da 0 a 100 km/h coperta in 6,8 secondi. Insomma, a bordo della scoperta del Biscione si potevano soddisfare sia il lato emozionale legato alle performance, che quello puramente sensoriale grazie al tetto scoperchiabile.

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Alfa Spider 916, l'ultima di Arese

Fin dal debutto nel 1995, l'Alfa Spider (numero in codice 916) venne prodotta nello storico impianto milanese di Arese, almeno fino ai primi del 2000, quando la crisi del Gruppo Fiat costrinse la fabbrica a chiudere i battenti. Così, la catena di montaggio fu trasferita a San Giorgio Canavese, in provincia di Torino, stabilimento Pininfarina. L'avventura commerciale di questo modello, che sta ricevendo una piacevola riscoperta negli ultimi tempi, dura fino al 2004 (con due restyling nel mezzo) quando si vocifera di una nuova generazione che - in effetti - deriverà dalla Brera. In totale vennero realizzati quasi 40.000 esemplari, certamente un buon risultato per un'auto costosa e non propriamente pensata per il grande pubblico.

Dunque, se oggi ci fosse il meteo ideale, perché non accendere quel rombante motore e farsi un bel giro? Ne varrebbe senz'altro la pena.

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