Da Cervia a Parma: la Fiat 600 affronta la tappa più lunga della 1000 Miglia 2025 tra Appennini e città storiche

Una giornata che ha messo alla prova la storica vettura e il suo equipaggio, regalando momenti di pura passione motoristica

La fiat 600 del 1956
La fiat 600 del 1956
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Parma, tarda sera di ieri. Le luci calde di Piazza Garibaldi riflettevano sui cofani ancora tiepidi, tra il brusio di chi non voleva lasciare la magia. La quarta tappa della 1000 Miglia 2025 si è conclusa, e adesso, mentre il silenzio scende piano sulle auto d’epoca, la Fiat 600 del 1956 ha mostrato la sua dignità e tenacia dopo aver attraversato l’Italia.

La tappa più lunga

Ieri abbiamo percorso 500 chilometri. La tappa più lunga di questa edizione. Un viaggio da Cervia a Parma, dal mare Adriatico al cuore dell’Emilia, attraversando l’Appennino, le sue salite spietate e i suoi borghi pieni di memoria. Il rombo delle auto ha svegliato Cervia poco dopo le sei del mattino. L’aria era frizzante, le strade ancora sonnolente. La 600 si è accesa al primo giro di chiave, con quel suono rotondo e rassicurante che ha il potere di riportarti a un’Italia fatta di famiglie, valigie di cartone e strade sterrate.

Fiat 600

Forlì, Lardiano e Passo della Calla

A Forlì, primo timbro in Piazza Saffi, il contrasto tra le nostre storiche e le Ferrari del Tribute era quasi simbolico: il progresso e la memoria che si sfiorano senza scontrarsi. A Lardiano, dieci Prove Cronometrate. La 600 non è nata per correre, ma ieri ha dato tutto. Ogni curva affrontata con precisione, ogni secondo conquistato con caparbietà. Nella sua lentezza c’è una lezione di stile: fare bene, non per forza in fretta. Ma è stato il Passo della Calla a scrivere le righe più belle della giornata. Tra le salite fitte di alberi, la Fiat 600 sembrava danzare in punta di pedale. Il paesaggio cambiava a ogni curva, l’asfalto si stringeva, e noi, piccoli e tenaci, continuavamo a salire. È qui che capisci cosa distingue una macchina d’epoca da un’auto moderna: il coinvolgimento. Ogni gesto, ogni rumore, ogni vibrazione ti obbliga ad esserci, davvero.

Fiat 600
In attesa del timbro

Stia, Pratovecchio e Viareggio

A Stia e Pratovecchio la sorpresa: paesi che sembrano usciti da una pellicola neorealista, con la gente assiepata ai lati della strada come fosse un evento di famiglia. Si applaude ogni auto, si tifano i più lenti, si incoraggiano i volti stanchi. La 1000 Miglia è anche questo: uno spettacolo popolare, vivo, inclusivo. Nel pomeriggio, dopo un pranzo a Pontedera più che meritato, si è ripartiti alla volta di Livorno. L’ingresso all’Accademia Navale, con l’Ammiraglio Credendino in persona al volante di una Fiat 1100 Monviso del ’47, è stato tra i momenti più solenni. Dentro le mura storiche della Marina Militare, le Prove Cronometrate sono diventate quasi cerimonia. Il motore della 600 ha retto, e io con lei, tra gli applausi e il vento di mare. Poi la Versilia, Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta. Gente ovunque. Applausi, fotografie, entusiasmo contagioso. E infine il gran finale: il Passo della Cisa. Il buio ormai calato, i fari che fendono il nulla, e quella lunga salita fatta di tornanti stretti e batticuore. L’ultima Prova di Media dell’edizione. La Fiat 600 — una delle più piccole in gara, ma con un cuore grande così — ha resistito fino all’ultimo chilometro con la fierezza di un’icona.

Viareggio fiat 600
La Fiat 600 a Viareggio

L'arrivo a Parma

L’arrivo a Parma ha avuto qualcosa di cinematografico. La città illuminata, le strade piene, la folla in attesa. L’ingresso in Piazza Garibaldi è stato un trionfo di emozione, non di classifica.

Perché la 1000 Miglia, alla fine, è questo: una gara dove il tempo si misura più nei ricordi che nei secondi. La giornata è finita, la 600 ha tagliato il traguardo a Parma dopo quasi 500 chilometri di emozioni vere. Ora ci aspetta l’ultima tappa: da Parma a Brescia, per chiudere questa straordinaria avventura.

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