
I punti chiave
- Design robusto, interni furbi: la Bigster convince al primo sguardo
- Sotto il cofano: il debutto del nuovo ibrido 1.8
- Alla guida tra curve, salite e panorami mozzafiato
- Val Taleggio: una valle segreta tra orridi, formaggi e borghi di pietra
- Comfort e intelligenza a bordo: la vita nella Bigster
- Prezzo, gamma e conclusioni: una scelta intelligente
- In conclusione
C’è una nuova Dacia in città — anzi, sulle strade di montagna. La Bigster Hybrid segna un passo in avanti importante per il brand: un SUV di segmento C, ibrido e spazioso, che conserva i valori fondamentali del marchio (essenzialità, concretezza, accessibilità), ma li interpreta con una nuova maturità. Per metterla alla prova, abbiamo scelto un itinerario che racchiude incredibili paesaggi, strade di ogni tipo, leccornie culinarie e la possibilità di vivere appieno la vita a bordo: da Milano alla Val Taleggio, passando per la Valsassina, la Culmine di San Pietro e il rientro lungo la Val Brembana. Un percorso di 252 chilometri, con medie di consumo che hanno sfiorato i 20 km/l. Ma prima di parlare di numeri, lasciate che vi portiamo a bordo.
Design robusto, interni furbi: la Bigster convince al primo sguardo
Dacia Bigster è un SUV che punta dritto al cuore del mercato: 4,57 metri di lunghezza (sebbene sembri ben più grande) linee muscolose e una presenza su strada che trasmette solidità e personalità. È evidente fin dal primo sguardo che si tratta di una Dacia diversa, più matura e raffinata nel design, ma sempre pragmatica. Riprende lo stile già apprezzato con Duster ma lo evolve per diventare la punta di diamante del marchio. Il motivo ad “y” dei fari LED le dona un look sofisticato e moderno, arricchito anche dai vistosi cerchi in lega fino a 19” e duplice tonalità, riservati agli allestimenti Extreme e Journey (da noi provato). Il tetto a contrasto nero, unito ai cristalli oscurati rende ancor più raffinata la linea, con la parte alta della carrozzeria che sembra quasi “appoggiata” sul corpo vettura. Non mancano le protezioni sul profilo basso, una generosa altezza da terra e le barre sul tetto, per essere sempre pronta all’avventura.

All’interno lo spazio è abbondante, tanto davanti quanto dietro. L’abitabilità è uno dei suoi assi nella manica: cinque adulti possono viaggiare comodamente, anche con bagagli al seguito, grazie a un bagagliaio che offre ben 667 litri di capienza reale, fino ad un massimo di 2.000 litri abbattendo la seconda fila di sedili. Infatti, grazie al Pack Sleep, è anche possibile installare all’interno un supporto per poter dormire con tanto di materasso apribile (da 190 cm), capace di accogliere due adulti senza problemi. Ma è la praticità a fare davvero la differenza, anche grazie al sistema YouClip: una serie di supporti modulari a cui si possono agganciare accessori come ganci, portabottiglie, porta telefono e persino lampade da campeggio. Una trovata semplice, intelligente e molto Dacia-style. Nel caso poi di un allestimento top di gamma come il nostro, non mancano telecamere perimetrali, fari LED, sedili e volante riscaldati, parabrezza termico, clima automatico bi-zona, portellone automatico, tetto apribile e panoramico oltre a tantissimi altri accessori solitamente riservati alle berline premium del mercato.

Sotto il cofano: il debutto del nuovo ibrido 1.8
La versione da noi provata è spinta dalla motorizzazione Hybrid 155, basata sulla meccanica sviluppata dal nuova Horse Powertrain, una Joint Venture tra il Gruppo Renault e Geely: si tratta di un sistema full-hybrid composto dal nuovo motore 1.8 a benzina e due motori elettrici, con cambio automatico Multimode senza frizione. Il tutto è alimentato da una batteria da 1,4 kWh che non si ricarica alla spina, ma recupera energia in frenata e decelerazione. I tre motori collaborano per spingere la vettura, ricaricare la batteria, sincronizzare le marce e alternare la marcia in elettrico, a benzina o in modalità combinata. Della complessità sotto al cofano, al conducente ritorna solamente la sorprendente fluidità e rapidità di movimento del sistema ibrido.

Nel traffico cittadino, nei rallentamenti o in salita — come sul tratto da Ballabio fino alla Culmine di San Pietro — il sistema ibrido si è dimostrato immediato ed efficace, privilegiando la marcia in elettrico e garantendo silenziosità e consumi contenuti. Rispetto alle passate applicazioni dell’ibrido Renault, si apprezza una maggior spinta e prontezza all’erogazione, merito di un motore a benzina più robusto e prestante (con circa 107 CV). Sul totale del nostro percorso, il computer di bordo ha indicato una media di 5,2 litri ogni 100 km, un risultato notevole per un’auto di queste dimensioni, migliore anche rispetto a diverse citycar oggi presenti in commercio.

Alla guida tra curve, salite e panorami mozzafiato
Usciti da Milano, la Bigster ha dimostrato subito di essere a proprio agio nel traffico della tangenziale ovest: la posizione di guida rialzata, il raggio di sterzata contenuto e i numerosi ADAS (frenata automatica, mantenimento di corsia, cruise control adattivo) aiutano nella guida urbana tanto quanto nei frangenti autostradali. I sistemi funzionano bene e supportano durante le fasi di guida. Ma è stata sulla Strada Statale 36 prima e sulle curve che portano da Lecco a Moggio (SS62) poi, che la Dacia ha mostrato il suo equilibrio. Il telaio, pur non sportivo, è ben tarato per offrire comfort e sicurezza. Anche sulle strade tortuose e in salita, il sistema ibrido è sempre pronto, con cambi marcia impercettibili e riprese più che reattive. Rispetto ad altri sistemi ibridi non ha patito né le ripide salite e nemmeno il tratto in autostrada. Si denota una regolazione migliore rispetto alla prima versione di questo sistema ibrido, prima spinto dall’1.6 a benzina. E se si richiede potenza, Bigster non si tira indietro, assicurando sorpassi e riprese in totale sicurezza, senza mai sfigurare.
Arrivati alla Culmine di San Pietro, a 1.250 metri, il panorama si è aperto su tutta la valle: alberi secolari, pareti rocciose, aria frizzante e silenzio assoluto. Un contesto ideale per scoprire anche la versatilità degli accessori a bordo: una pausa pic-nic con il tavolino da campeggio, il portabicchieri per le borracce termiche e il porta telefono per scattare qualche foto senza rischiare di perderlo di vista.

Val Taleggio: una valle segreta tra orridi, formaggi e borghi di pietra
La discesa dalla Culmine verso la Val Taleggio è un tuffo in un’Italia autentica e ancora poco battuta dal turismo di massa. Stretta, scavata tra le rocce e ricca di fascino, la valle si apre tra pascoli, boschi e borghi di pietra come Sottochiesa, Peghera e Pizzino. Ma è l’orrido della Val Taleggio a lasciare senza fiato: una gola scavata dal torrente Enna, che si attraversa su ponti stretti e scenografici, con l’acqua che scorre impetuosa tra pareti di roccia alte decine di metri. Un ambiente naturale “potente”, che sembra sospeso nel tempo, e che Bigster affronta con tranquillità grazie all’altezza da terra e alle sospensioni ben tarate anche sull’asfalto (in parte) dissestato che interessa le aree circostanti. Grazie alle telecamere a 360 gradi si ha sempre la sicurezza di sapere dove si “mettono” le ruote, senza alcun rischio, mentre l’ottimo raggio di sterzata ci permette movimenti agili e rapide svolte tra i tornanti e gli spazi angusti degli orridi.

La valle è anche patria del celebre Taleggio DOP, un formaggio fresco e profumato, che qui si produce secondo metodi antichi, tramandati attraverso le generazioni. Non mancano malghe, botteghe e piccoli produttori che accolgono i viaggiatori con assaggi e racconti. Fermarsi diventa un piacere, anche per esplorare il territorio a piedi. Si tratta di una vallata soprattutto indicata per coloro che amano fare scampagnate e trekking: molteplici i sentieri che si diramano dalla valle principale. Con gli accessori Dacia ufficiali, risulta quindi doveroso munirsi dei sempre utili tappetini in gomma, per poter avventurarsi nella natura più selvaggia senza rischiare di sporcare la moquette dell’interno.

Comfort e intelligenza a bordo: la vita nella Bigster
Durante tutto il viaggio, l’abitacolo si è dimostrato un compagno ideale. L’infotainment da 10" connesso, compatibile con Android Auto e Apple CarPlay wireless, ha guidato passo passo il nostro itinerario, mentre il climatizzatore automatico ha mantenuto costante la temperatura anche nei tratti in ombra e umidi della Val Taleggio. Valle che, grazie al tetto panoramico e apribile ha assunto un sapore completamente diverso, potendo ammirare le vertiginose pareti in pietra degli orridi da sotto. Un panorama da non perdere. Non manca nemmeno la strumentazione digitale anch’essa da 10”, per tenere sotto controllo tutti i parametri dell’auto e del sistema ibrido. Ottima anche la gestione dello spazio interno: molti vani portaoggetti, sedili ben imbottiti, comandi intuitivi. A colpire è soprattutto l’assenza di fronzoli superflui: qui tutto è pensato per essere funzionale. Un approccio che oggi, più che mai, incontra i gusti di un pubblico attento e razionale.

Prezzo, gamma e conclusioni: una scelta intelligente
La Dacia Bigster Hybrid 155 è proposta in Italia con un listino che parte da 29.700 euro per l’allestimento Expression, di ingresso alla gamma, ma già sufficientemente accessoriato. Per un esemplare come quello in prova con l’allestimento Jounrey, è necessario salire fino a 31.700 euro, al pari dell’allestimento Extreme, invece pensato per chi ama l’avventura. In alternativa, sono disponibili altre motorizzazioni ibride a benzina 1.2 da 140 CV, a due o quattro ruote motrici, senza dimenticare il tanto amato GPL, abbinato allo stesso ibrido-mild turbo: si può quindi parlare di una soluzione tri-fuel, con benzina, elettrico e GPL.
Certo, non è un’auto dalle pretese premium, sebbene si riscontri un’incredibile evoluzione delle vetture del marchio. Ma proprio per questo riesce a mantenere la promessa più importante: offrire tanto a un prezzo giusto. Il tutto con un design contemporaneo, ricercato, una tecnologia valida e consumi davvero contenuti.
In conclusione
Dacia Bigster è l’auto che non ti aspetti. È più grande, più sofisticata, più intelligente — ma è ancora profondamente Dacia.
E su un percorso che alterna città, montagna, passi alpini e tratti autostradali, ha saputo dimostrarsi equilibrata, concreta e capace di trasformare il viaggio in un’esperienza. Come le strade della Val Taleggio: autentiche, sorprendenti e piene di storie da raccontare.