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Fiat 128, molto più di un'auto popolare

La Fiat 128 è stata la prima a trazione anteriore del brand torinese ed ebbe un successo eccezionale. Fu costruita su licenza in varie parti del mondo

Fiat 128, molto più di un'auto popolare
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Riavvitando il nastro del tempo, potremmo capitare nel vortice del 1969, che viene ricordato specialmente per quei tre giorni di "Pace e Rock" che hanno infiammato l'America con 500.000 giovani scalmanati, festanti e disinibiti che si sono divisi tra musica, droga e sesso libero, in quello che per tutti è semplicemente il Festival di Woodstock. Poi, sempre quell'Anno Domini, viene rimembrato per il lancio del Concorde, l'aereo supersonico pronto a stravolgere il mondo con la sua rapidità, il quale intraprese il suo inaugurale viaggio sperimentale sopra i cieli partendo dall'aeroporto di Tolosa, in Francia, e infine per l'attentato dinamitardo di piazza Fontana a Milano, nel quale morirono dodici persone. Nel frattempo, in Italia, si vivono grandi tensioni sociali, alimentate dai moti studenteschi che si uniscono a quelli operai, che si sublimano nel periodo di settembre quando, dopo le consuete vacanze estive, ben 25.000 operai della Fiat vengono sospesi per ridurre la produzione industriale. In quello scenario di rivolte, rivendicazioni e braccia di ferro, il colosso torinese riesce a sfornare uno dei suoi modelli più riusciti e innovativi: la Fiat 128.

Un sistema che cambia

Partiamo da ciò che si può ancora vedere attraverso i filmati conservati presso l'Archivio Fiat, tra i quali spicca quello in lingua inglese che ha come protagonista Enzo Ferrari. Il Drake, rigorosamente in impermeabile grigio e occhiali scuri, si aggira nella sua fabbrica dei sogni dando direttive ai suoi tecnici, passeggiando in mezzo alle fuoriserie del Cavallino, fino a quando non se ne va per saltare al volante della piccola berlina torinese. Come dice la voce fuori campo, il fondatore dell'azienda costruttrice delle più veloci ed esclusive auto del mondo, per i suoi spostamenti quotidiani ama utilizzare una Fiat 128. Un grande testimonial per un messaggio quanto mai efficace. Se la utilizza un uomo di quella levatura, tra l'altro sempre circondato da auto da sogno, vuol dire che il prodotto è valido. E lo era davvero. Basti pensare che al timone del progetto 128 sedeva saldo Dante Giacosa, il vero demiurgo dei trionfi di Fiat del dopoguerra. Il Lingotto quando necessitava di innovazione e di solidi cambiamenti poteva contare sul suo brillante ingegnere e designer, dalla mente sempre attiva e dalla mano salvifica. Anche stavolta la posta in palio era alta, perché la 128 era una vera rivoluzione per la casa torinese, in quanto primo modello della sua storia a sfruttare lo schema composto da motore in posizione trasversale e trazione anteriore. Come diceva un altro celebre spot di quella macchina, con protagonisti un pellicano e una musica psichedelica, la 128 è un sistema che cambia.

Fiat 128

La Fiat 128 diventa punto di riferimento

Scegliere di scatenare a terra la potenza tramite le ruote davanti era una vera sfida per Fiat, perché in Italia soltanto Lancia aveva scelto di adottare la trazione anteriore, mentre l'Autobianchi Primula (di proprietà Fiat) era stata un buon laboratorio per giungere con maturità alla formazione del 128. All'estero Citroen, Renault, Audi, Simca e qualche altro marchio avevano accumulato già una bella esperienza circa questa tecnica, che permetteva di ottenere degli abitacoli spaziosi, ariosi e confortevoli a fronte di una lunghezza complessiva del veicolo abbastanza contenuta. La nuova vettura di Fiat aggiungeva al suo pacchetto anche uno schema tecnico sofisticato e innovativo, che poteva contare su: sospensioni a quattro ruote indipendenti con McPherson all'avantreno e balestra trasversale, con funzione anche di barra stabilizzatrice, al retrotreno. Questa soluzione prese il nome di "disposizione Giacosa". In tale maniera l'italiana si distingueva anche per una tenuta di strada e una dinamica di guida eccezionale, esaltata da un motore 4 cilindri in linea di 1116 cm³ da 55 CV, che permetteva una velocità massima dichiarata in circa 140 km/h. La linea era solida e senza fronzoli, indiscutibilmente moderna e in linea col gusto degli automobilisti dell'epoca. Tale concentrato di punti di forza la fece arrivare in cima alla lista dei desideri in brevissimo e, al contempo, premiare come Car of the Year 1970. Un riconoscimento prestigioso e importante, che innescò una frenesia d'acquisto in tutta Europa. La piccola berlina a tre volumi divenne un fenomeno di massa, nonché punto di riferimento assoluto per la sua categoria.

Fiat 128

Giorgetto Giugiaro, a proposito della Fiat 128 rammenta un episodio che è alquanto esplicativo: "Arrivo in Germania. Centro ricerche Volkswagen. Era il gennaio del 1970. E al centro di un immenso stanzone trovo una Fiat 128 tutta smontata e sezionata pezzo per pezzo. Chiedo spiegazioni e mi rispondono candidamente: "Non riusciremo mai a fare una macchina con una meccanica così raffinata a questo prezzo, per questo la Golf deve essere più piccola". Insomma la 128 era la loro macchina di riferimento".

Sempre sulla breccia dell'onda

Gli anni Settanta hanno un po' la faccia della 128, che nel 1972 si aggiorna con la seconda serie, diventando più ricca dentro e sportiva fuori, specialmente grazie alla versione Rally (1.3 da 67 CV). Nel 1976, in concomitanza con la diffusione delle grandi avversarie che dalla propria silhouette eliminano il terzo volume, la 128 corre ai ripari con un ennesimo restyling che la rende più "plasticosa" e meno affascinante. Ha un'aria depressa che non la rilancia, venendo soppiantata in cima alle preferenze dalla Renault 14 e - ironia della sorte - dalla Volkswagen Golf, che da lei aveva tratto ispirazione. Nonostante la sua epoca fosse ormai al tramonto, la 128 resistette all'urto dei tempi e rimase in listino fino al 1985 come alternativa (diciamo low cost) alla Fiat Ritmo, che debuttò nel 1978. In totale ha collezionato oltre 3 milioni di esemplari, comprensivi non solo della declinazione berlina, ma anche della familiare (Panorama) e della coupé 3 porte. Quest'ultima ebbe come testimonial d'eccezione il mitico pilota di F1, tre volte iridato, Niki Lauda. Grazie alle varie licenze, fu prodotta anche in altre parti del mondo fino agli anni Novanta (e in alcuni casi oltre), specialmente in: Jugoslavia, Egitto e Argentina.

È stata una world car di tutto rispetto, molto più di una semplice macchina popolare.

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