Automotive

Fiat Uno, da Cape Canaveral all’orbita del mercato

La Uno fu fondamentale per risollevare le sorti della Fiat, con nove milioni di esemplari venduti. Il lancio a Cape Canaveral ha fatto storia

La Fiat Uno nel gennaio del 1983 nella base della Nasa a Cape Canaveral
La Fiat Uno nel gennaio del 1983 nella base della Nasa a Cape Canaveral

È il 16 luglio del 1969, sono le ore 13:32 di un mercoledì non qualunque ma destinato agli annali, perché dalla piattaforma di lancio 39A del Kennedy Space Center di Cape Canaveral, l’Apollo 11 parte verso la sua missione spaziale che termina quattro giorni dopo con il primo allunaggio della storia. Una volta messo il piede sul satellite della Terra, Neil Armstrong pronuncia alcune delle parole più leggendarie del XX secolo: “Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l'umanità”. Tutto il mondo quel 20 luglio tende l’orecchio verso la radio e volge lo sguardo verso la TV, emozionandosi profondamente di fronte all’uomo che conquista la Luna. Qualche anno più tardi, nel gennaio del 1983, dalla stessa base della Nasa avviene un altro lancio, stavolta non destinato allo spazio ma soltanto di tipo commerciale, non così prezioso per le sorti dell'umanità intera ma fondamentale per il destino di un noto marchio automobilistico italiano: la Fiat. Sulla scena irrompe con la stessa forza di uno shuttle spaziale, la Fiat Uno.

La missione di Ghidella

La Uno non è un piccolo passo per la Fiat, ma un grande balzo in avanti rispetto al passato, a quella 127 che è ormai anacronistica e desueta per affrontare una decade edonistica e sfarzosa come sono gli anni ‘80. L’azzardo per la Fiat è costoso, le casse piangono e questo progetto è valso un investimento di oltre mille miliardi di lire; o la macchina funziona e ha successo oppure il castello viene giù con tutto ciò che vi è dentro. Vittorio Ghidella, amministratore delegato del Lingotto, è lungimirante, geniale e audace, tutte caratteristiche che lo rendono l’uomo giusto al posto giusto. Con lui al timone la barca Fiat, che versa in crisi dalla metà degli anni ‘70, non può affondare; tuttavia, le cose vanno fatte per bene. Per questi motivi, il lancio nell’orbita del mercato mondiale di un’auto del genere ha bisogno di una presentazione d’impatto, che colpisca e che accenda prepotentemente i riflettori su di lei. La cornice di Cape Canaveral è il luogo ideale, qui si respira l’aria delle grandi imprese, quelle in cui si affronta l’oscurità e l’ignoto dello spazio, superando ogni paura. La missione “lunare” di Ghidella funziona, la Fiat Uno diviene prima auto dell’anno 1984 e nella sua lunga carriera colleziona ben nove milioni di esemplari venduti. Un trionfo, oltre ogni aspettativa, al pari di quell’Apollo 11 che ha solcato l’immensità dell’Universo per arrivare fino alla Luna.

Un progetto di successo

Per fare centro serve una cesura netta con il passato, allora la Fiat sceglie di affidare la sua nuova creatura a uno dei designer italiani più celebri, Giorgetto Giugiaro. Da quella sapiente matita esce fuori, come un coniglio dal cilindro, un’auto a due volumi dalla tipica forma a cuneo, quella che piace tanto a chi cerca il carattere e la personalità nel design di una quattro ruote. Ha un frontale cattivo e grintoso, non è asciutta come la sua progenitrice 127, una vera figlia degli anni ‘70. Dalla vecchia best-seller di casa Fiat, la Uno si distingue anche per uno schema più raffinato di telaio e sospensioni. Un’auto moderna e innovativa, che con un colpo di spugna trasforma tutta la sua concorrenza in un parterre di auto improvvisamente, e malamente, invecchiato.

Fiat Uno al Kennedy Space Center
Le Fiat Uno sfilano dentro al Kennedy Space Center

Fiat Uno, originariamente pensata come Lancia

Tutto quello che abbiamo appena descritto poteva non accadere, come nelle più tipiche situazioni da sliding door, la Fiat Uno sarebbe potuta nascere sotto il marchio Lancia, e probabilmente il destino di entrambi i marchi – e dell’intero gruppo Fiat – sarebbe stato differente. Perché a metà degli anni ‘70 Gian Mario Rossignolo, responsabile della prestigiosa casa di Chivasso, aveva nella mente l’idea di realizzare un’utilitaria da élite, non la classica auto con cui sporcarsi le mani con lavori umili affrontando strade polverose e dissestate, ma una pratica e compatta vettura dal sangue blu, destinata a muoversi con classe e disinvoltura nelle strade cittadine, mostrando tutto l’allure e il fascino che Lancia sa fornire alle sue auto. Interni curati e raffinati, con finiture di pregio degne di un aristocratico salotto italiano. Peccato che Rossignolo entrò in rotta di collisione proprio con Vittorio Ghidella, lasciando la sua poltrona al vertice del marchio Lancia, ma non prima di aver consegnato nelle mani di Umberto Agnelli il progetto “Uno”. La Uno venne dunque riciclata, spogliata degli orpelli, resa più umile e spartana, in poche parole una vera Fiat. L’utilitaria passò dall’essere esclusiva a popolare, divenendo un mito e un’icona della mobilità di massa all’italiana, segnando di fatto un’epoca ed entrando di diritto nella storia e nelle vicende del Bel Paese.

Un impatto sulle vite degli italiani degno di una missione spaziale, forte come lo sbarco sulla Luna.

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