Gale Halderman, il papà della Ford Mustang

Ispirato nel cuore della notte, Gale Halderman sbaragliò la concorrenza interna alla Ford con delle linee che sono divenute iconiche. Così nasce il mito Mustang

Gale Halderman, il papà della Ford Mustang
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Guidare un esemplare di Ford Mustang ti permette di fare un balzo nella fantasia, ed è subito Route 66. Un vero simbolo dell'America rampante degli anni Sessanta, nella quale la classe operaia poteva sperare di mettersi nel vialetto di casa un gioiello dal motore rombante e dal fascino magnetico. La riproposizione del "sogno americano" su quattro ruote, la Mustang, è divenuta anche una ragione di orgoglio, non a caso i poveri soldati statunitensi mandati a combattere in Vietnam gridavano con forza di farlo per proteggere la patria, Marilyn (Monroe, ovviamente) e lei, la pony car per antonomasia. Dietro alla leggenda, come sempre, c'è una persona che più di ogni altro ha permesso che dall'idea si passasse alla realtà: Gale Halderman. Il car designer americano ha tratteggiato per la Ford le linee scultore e muscolose di un oggetto che ha travalicato la dimensione di semplice macchina.

Una competizione interna

All'interno di Ford, negli anni in cui Detroit è il centro propulsivo di tutto l'Occidente a motore, Lee Iacocca - manager di altissimo profilo - desidera lanciare sul mercato un oggetto che andrebbe a riempire l'appetito di migliaia di automobilisti, bramosi di possdere un'auto sfiziosa, sportiva e al giusto prezzo. Questa è la Mustang e per la definizione del suo design viene indetta una competizione interna tra gli stilisti agli ordini dell'Ovale Blu.

La battaglia ha i connotati del duello cavalleresco, combattutto all'arma bianca e senza esclusione di colpi. A prevalere tra i 24 contendenti spunta fuori Gale Halderman. Il nativo di Tipp City, nello stato dell’Ohio, si è diplomato al Dayton Art Institute, a mezz’ora da quella che, dopo la pensione nel 1994, sarebbe tornata ad essere la sua residenza. Nel 1964 aveva appena 31 anni e tra le mani un progetto che avrebbe solcato i mari del destino, approdando verso lidi imponderabili.

Halderman pensa alla Mustang

Il ragazzo dell'Ohio disegna dei bozzetti in cui spunta fuori un cofano lungo, una coda corta, delle presa d’aria laterali di fronte alle ruote e delle luci posteriori tripartite. Tutto questo viene confermato anche dai piani alti che, rispetto allo schizzo originale, modificano soltanto le luci ovali che divennero circolari. Dietro al momento catartico nel quale Halderman avrebbe ideato la Mustang, si sprecano le leggende.

Ford Mustang

Alcuni sostengono che fosse seduto nel porticato della sua casa, con un taccuino in mano e una matita nell'altra, mentre talaltri dicono che egli ebbe l'ispirazione la notte prima della consegna del progetto e che, in uno stato di trance, avrebbe tirato giù le linee del mito americano. Sicuramente tutte le ipotesi sono suggestive, mai smentite né confermate dall'uomo in oggetto, contraddistinto da un carattere schivo e riservato. Di certo c'è che, insieme ad altri, lui disegnò in prima persona il cavallo selvaggio che è divenuto il marchio e il simbolo della Mustang. L'ulteriore curiosità è che il primo animale al quale pensò non era un cavallo, bensì un puma.

La sua vita spesa in Ford

Halderman, dopo il grande successo della prima e originaria Mustang, proseguì la sua carriera all'interno di Ford, senza abbandonare mai la fabbrica che puntò su di lui in tempi non sospetti, non assecondando mai le sirene di altri costruttori. Gale non ebbe mai dei tributi pubblici per il fragoroso successo della sua pony car, ma fu ampiamente ripagato, sia dalla stima degli uomini dell'Ovale Blu, sia dai milioni di appassionati che hanno amato la sua creatura. Senza contare che una foltissima schiera di fans si è riversata (e continua a farlo) come un fiume in piena all'Halderman Barn Museum, un vero e proprio tempio per i cultori della sportiva a stelle e strisce.

Gale Halderman è scomparso all'età di 87 anni sul finire del 2020, lasciando le 3 figlie e i suoi numerosi nipoti. La sua eredità più grande è quella di averci donato un simbolo americano al pari della Statua della Libertà e della Coca-Cola. Un vero mito.

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