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Ghia, specialisti carrozzieri e centro stile per Ford

Ghia fa parte della grande schiera dei carrozzieri italiani, che dopo una grossa crisi è confluita a metà anni Settanta nell'universo di Ford

Alfa Romeo 6C Coupé Supergioiello
Alfa Romeo 6C Coupé Supergioiello
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In una città produttiva e prolifica come la Torino di inizio novecento, che ha le sembianze di un gigante meccanizzato, veder spuntare realtà dedite alle quattro ruote non fa quasi notizia, è consuetudine. La città della Mole Antonelliana scopre la sua vocazione motoristica e si fa ammirare per la grande passione e professionalità dei tanti maestri carrozzieri. Uno di questi è Ghia, azienda fondata nel 1916 da Giacinto Ghia. Nella prima fase di vita, la società si specializza nell'apportare delle modifiche intelligenti e funzionali ad altre auto di grido. L'obiettivo principale è quello di snellire macchine fatte per correre, per fendere l'aria e vincere le corse. Si parla di veicoli esclusivi, affascinanti ed esotici.

Per questo Ghia fornisce delle leggere scocche in alluminio alle varie Alfa Romeo 6C 1500 e Fiat 508 Balilla, che raccolgono entusiasmanti successi e guadagnano le prime posizioni nella Mille Miglia, la corsa più prestigiosa nel panorama italiano. I piani vengono scombinati con il cataclisma della Seconda Guerra Mondiale, che con la sua tragedia macchia e colpisce anche Torino, uno degli obiettivi sensibili. In un bombardamento aereo sul capoluogo piemontose da parte degli angloamericani, viene distrutta la fabbrica di Giacinto Ghia. In mezzo a quelle pietre fumanti, il sogno sembra infrangersi, come quando uno specchio cade a terra e si scompone in centinaia di frantumi. Invece, con una grande forza di volontà la Ghia semplicemente si trasferisce e riparte esattamente dal punto in cui il destino voleva interrompere il suo cammino.

Piace agli americani

Giacinto Ghia muore nel 1944, appena in tempo per assistere alla ripartenza e a dettare le linee guida della sua creatura. L'azienda, dunque, passa a Felice Mario Boano e Giorgio Alberti, che stringono accordi con altre importanti casate italiane e straniere, per dare loro autotelai sui quali sviluppare delle vetture speciali e a tiratura limitata. Nella grande ricostruzione italiana del dopoguerra, anche la Ghia partecipa al banchetto dei più grandi, siglando alcune ammirevoli scocche per Ferrari. Siamo negli anni Cinquanta, periodo in cui anche gli americani vengono catturati dal fascino italiano. Alla porta di Ghia bussano due super potenze a stelle e strisce: Ford e Chrysler. Con le due grandi realtà di Detroit viene instaurato un prolifico sodalizio, specialmente grazie ai buoni rapporti con Virgil Exner, capo designer di Chrysler, con il quale vengono pensati 18 modelli speciali in 15 anni, tutti realizzati a Torino su licenza. Il modello più celebre è sicuramente la Crown Imperial, così come la Lincoln Futura e il prototipo di coupé extra lusso "Norseman". Quest'ultimo avrà una tragica fine, perché non raggiungerà mai le sponde al di là dell'Atlantico, precipitando negli abissi del mare insieme all'Andrea Doria.

Ghia
Crown Imperial Limousine

La Ghia passa a Segre

Per Felice Mario Boano arriva una chiamata alla quale non si può dire di no, perché dall'altra parte del telefono c'è Gianni Agnelli, patron della Fiat. Quando Boano passa al Lingotto, le chiavi della Ghia vengono affidate a Luigi Segre, che crea una squadra di designer di primissima scelta, potendo contare sulle ispirati menti di Giovanni Savonuzzi e Pietro Frua. È il 1953 e in quell'anno viene presentata forse la più celebre delle creazioni della carrozzeria torinese: la Volkswagen Karmann-Ghia, detta la tartaruga. Questa vettura derivata dal Maggiolino spopolerà, specialmente in America. In quel periodo nascono anche altre vetture indimenticabili, come: la Volvo P1800, la Fiat 1500 GT e la Renault Caravelle.

Ghia
Volkswagen Karmann-Ghia

Il passaggio a Ford

Quando le cose sembrano andare nel migliore dei modi, arriva un vento contrario che spinge la nave Ghia a rientrare in porto. Nel 1963 Segre muore all'improvviso e la carrozzeria inizia pericolosamente a passare di mano in mano e, soprattutto a perdere la bussola. Senza più rotta, la società torinese, finisce anche nelle mani di Alejandro De Tomaso che in quel breve interregno riesce a progettare la silhouette della splendida Pantera. Poi, i problemi finanziari, la mancata progettazione fanno precipitare la Ghia nel baratro. Al capezzale della realtà torinese arriva un vecchio amico, che giunge da lontano: la Ford. Nel 1973 l'azienda fondata dal patron Giacinto quasi sessant'anni prima, diventa un centro stile dell'Ovale Blu. La carrozzeria viene smembrata immediatamente e i sessanta operai confluiscono alla Vignale. Come ufficio specializzato nello stile della vetture di Ford, la Ghia si rivela molto attiva e riveste un ruolo chiave in più di un decennio, specialmente quando detta la moda del New Edge Design, che coinvolse la produzione Ford tra il 1998 e il 2005.

L'ultima vettura disegnata dalla Ghia prima della chiusura del centro stile nel 2001 è la Ghia Saetta, poi tramutata nella Ford StreetKa e prodotta da Pininfarina dal 2003.

Ghia
Ford StreetKa

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