"Mobilità anno zero", l'evento de Il Giornale alla Fondazione Feltrinelli di Milano, pone l'attenzione sul momento epocale che sta vivendo l'industria automobilistica, un passaggio il cui esito è ancora tutto da comprendere. La crisi attuale va oltre il semplice calo delle vendite o la chiusura delle fabbriche: si tratta di un vero e proprio cambio di civiltà. L'automobile, icona indiscussa del Novecento, sembra aver perso la sua centralità nell'immaginario collettivo. Un tempo rappresentava l'orizzonte, la fuga, il desiderio, la stanza dei sogni su quattro ruote, il motore della giovinezza e il simbolo del futuro conquistato. Acquistarla richiedeva sacrifici, ma restava un bene accessibile, spesso il primo gesto della vita adulta. Oggi, tuttavia, l'auto è tornata a essere percepita come privilegio, status e lusso. I modelli popolari si assottigliano, i prezzi crescono in modo vertiginoso e le grandi città la respingono, rendendola, di fatto, non più alla portata di tutti. È lecito domandarsi se quello che era un sogno collettivo stia rapidamente trasformandosi in un feticcio destinato unicamente alle classi più agiate. Questi interrogativi cruciali sono affrontati con la partecipazione di Francesco Calcara (Presidente e CEO di Hyundai Italia), Diego Cattoni (AD di Autostrade del Brennero), Arianna Censi (Assessora alla Mobilità del Comune di Milano) e il sociologo Stefano Zecchi. La discussione sarà moderata da Andrea Ruggieri.
"Per me oggi è importante confrontarmi con chi è scettico è un cimento fondamentale. Penso che Milano stia facendo quello che fanno le grandi metropoli nel mondo. Il 60-70% delle persone vive nelle aree urbane. Se cambia la popolazione abbiamo degli obiettivi che ci dobbiamo porre per restituire un cambio nelle consuetudini e nei comportamenti", ha spiegato l'assessora. Oggi, ha detto, "Il 60-70% delle persone vive nelle aree urbane. Se cambia la popolazione abbiamo degli obiettivi che ci dobbiamo porre per restituire un cambio nelle consuetudini e nei comportamenti" ed è necessario "Diminuire il numero delle auto e non dei km, le auto condivise, a guida autonoma, fanno 120/130mila km auto a un costo interessante. I giovani sanno che possono avere gli stessi servizi pagando infinitamente meno e producano un modello di città che riduce il numero di auto che entrano".
Sulle polemiche di corso Buenos Aires, ha aggiunto, "non abbiamo diluito la carreggiata ma tolto i parcheggi e allargata la zona pedonale. Quelli che parcheggiavano lì non erano residenti, non consumavano: nessuno di chi va a comperare va in macchina, massimo 1%. I commercianti non sono scontenti e lavoriamo in questa direzione.Ogni direzione produce paura e quindi è normale una reazione".
Calcara si è detto d'accordo con l'assessore perché quando "si tratta del progresso per gli umani non si deve essere totalitarismi verso una sola possibilità". Noi, ha aggiunto, "produciamo elettrico e idrogeno, siamo gli unici con Toyota" ma, ha spiegato "è molto cara produrla". Le case produttrici di automobili, oggi, "sono le uniche ad aver pagato il conto" dell'innovazione e ha fatto riflettere sul fatto che in Italia "il settore auto vale l’8% del Pil, demonizzarlo può creare un problema". Oggi Hyundai opera in 30 settori ed è terzo gruppo al mondo anche grazie allo sviluppo innovativo. "Oggi si è riusciti ad affiancare con importanza tecnologica le citycar" con soluzioni che un tempo erano solamente su vetture di altissimo livello e oggi, ha proseguito Calcara, "oggi siamo in tanti a offrirle" ma, ha aggiunto, "L’elettrico se sei bravo non guadagni e questo è il tema" e oggi "nessuno sottolinea un fatto: oggi il pacco batteria ha un costo particolare. Noi non abbiamo il problema perché siamo partner di un’azienda in Corea del Sud". Per quanto concerne i costi, oggi "gran parte dell’aumento è dovuta alle regolamentazioni in particolare sulla sicurezza" ma non dipende solo "da chi produce ma da come vengono messe a sistema: Milano è un unicum".
Cattoni ha sottolineato che "dove c’è mobilità c’è sviluppo, dove si creano infrastrutture cresce il Pil. Noi italiani all’inizio degli anni 70 eravamo i primi per rete autostradale con 6mila km e oggi non siamo cresciuti. La mobilità è un elemento cardine perché cresca la produzione di valore aggiunto e oggi non è adeguata. Non si sono fatte nuove autostrade, per ogni km ci sono 4 volte più mezzi che ci viaggiano in Germania e Francia: bisogna costruirne nell'ottica della mobilità compatibile con l’ambiente". Le risorse, ha spiegato, "non mancano, abbiamo inventato il modello concedente/concessionario ed è il secondo che fa l’investimento e nella durata di concessione si ammortizza l’investimento. Quindi lo Stato non deve fare nuovo debito: quindi non c’è un limite adesso". Ma l'Italia è comunque avanti a livello tecnologico, ha proseguito Cattoni, perché il "telepedaggiamento per noi è normale, non vai a pensare che hai società giuridicamente diverse mentre percorri l’autostrada come in Francia. Per noi è normale anche il rilevamento automatico della velocità e ci guardano con ammirazione" anche se non su tutto. Autobrennero, ha spiegato, "è un modello particolare perché è concessionaria privata su un terreno “povero”. Oggi questi territorio sono tra i più ricchi d’Europa ed è dovuta alla viabilità. Noi abbiamo un progetto per realizzare un’autostrada a incidenti zero ed emissioni zero grazie a digitalizzazione, quindi guida autonoma, non del veicolo ma abbiamo dettato l’autostrada che permette di comunicare tra i veicoli che passano. Abbiamo un software che riceve enormi quantità di dati e riesce a regolare il traffico".
Il professor Zecchi ha portato il suo estro nel dibattito, sparigliando la discussione Con il suo punto di vista dirompente rispetto all'andamento dell'incontro. "è un modello particolare perché è concessionaria privata su un terreno “povero”. Oggi questi territorio sono tra i più ricchi d’Europa ed è dovuta alla viabilità. Noi abbiamo un progetto per realizzare un’autostrada a incidenti zero ed emissioni zero grazie a digitalizzazione, quindi guida autonoma, non del veicolo ma abbiamo dettato l’autostrada che permette di comunicare tra i veicoli che passano. Abbiamo un software che riceve enormi quantità di dati e riesce a regolare il traffico". Il filosofo ha poi aperto una parentesi sul ponte di Messina, perché la discussione "non può vertere su quanto si risparmia e sul tempo, sui soldi che si possono mettere in più o meno. Ha un significato simbolico e mitico, entra nell’immaginario e la comunicazione oggi è sbagliatissima. Non vuol dire doverle convincerle, il popolo condivide se lo costringi. Devi cogliere il mondo nelle sue capacità di esprimere le proprie differenze e libertà". Riportando il discorso nel nostro panel, "l’elettrico è malinconico. Ho anche un Porsche, giusto l’altro ieri vado nel salone e mi dicono che stanno producendo macchine elettriche ma mettono il rumore del motore. È schizofrenia, come se dovessi andare con mia moglie ma la travesto da Merylin Monroe: preferisco mia moglie così com’è. Il progresso nasce dalla testa, sentivo il nostro direttore che ha fatto quella bella considerazione sullo sviluppo negli ultimi 100 anni, ma perché è accaduto. Perchè il genio di Galilei colpito dalla capacitò dall’uomo inventa la fisica, che è l’applicazione della matematica alla natura. La matematica non era mai stata utilizzata per comprendere la natura".