New York - Donald Trump non delude le attese e stravince le primarie repubblicane in South Carolina, mettendo a segno il quarto successo consecutivo. L’ex presidente ha conquistato il 59,8% dei voti contro il 39,5% di Nikki Haley e continua la cavalcata verso la nomination, ma la rivale non molla nonostante la sconfitta nello stato di cui è stata governatrice. «È stata una vittoria migliore delle attese. Non ho mai visto il partito repubblicano così unito. Joe Biden sta distruggendo il nostro Paese e il 5 novembre lo guarderemo dritto negli occhi e gli diremo ‘Biden sei licenziato’», ha detto trionfante il tycoon davanti ai suoi sostenitori, rilanciando la celebre frase che usava durante lo show televisivo The Apprentice. Parole a cui l’attuale comandante in capo ha replicato mettendo in guardia dalla «minaccia che Trump rappresenta per il nostro futuro, mentre gli americani sono alle prese con i danni che si è lasciato alle spalle».
Sul palco con The Donald a Columbia c’era anche il senatore repubblicano Tim Scott, indicato da molti tra i papabili candidati alla vice presidenza insieme alla governatrice del South Dakota Kristi Noem e all’ex candidato alle primarie Gop Vivek Ramaswamy. Proprio questi ultimi sono, secondo il sondaggio informale della Conferenza dei Conservatori (Cpac), i due nomi in pole position per far parte del ticket con Trump. Haley, da parte sua, nonostante la batosta nel suo stato d’origine non ha intenzione di ritirarsi.
«Non è la fine della nostra storia. Ho detto nei giorni scorsi che non avrei mollato a prescindere dal risultato in South Carolina, e sono una donna di parola: non mollo la battaglia quando la maggioranza dell’America disapprova Trump e Biden», ha spiegato. «Dobbiamo battere Biden in novembre e non credo che Trump possa batterlo. Abbiamo in South Carolina circa il 40% dei voti, lo stesso in New Hampshire.
Sono una contabile e so che il 40% non è il 50%, ma non è un piccolo gruppo. È un gruppo che chiede un’alternativa», ha proseguito.
L’ex ambasciatrice all’Onu è già pronta alle prossime tappe, quella in Michigan di domani e poi l’appuntamento del Super Tuesday il 5 marzo. Lo staff del frontrunner repubblicano si aspetta che il partito si coalizzi attorno a lui in vista del primo dei suoi processi penali il 25 marzo, ma i problemi legali, se da un lato stanno avendo l’effetto di motivare la base di Trump, potrebbero accavallarsi sempre più con la campagna elettorale, condizionandola in caso di condanna.
Anche in questo caso il tycoon potrebbe continuare a correre e persino governare, ma non è chiaro se gli elettori lo riterrebbero adeguato alla presidenza.
Intanto, Politico inizia a ricostruire l’agenda di un ipotetico suo secondo mandato alla Casa Bianca che si sta delineando nel corso della campagna elettorale: espulsioni di massa, il divieto di aborto dopo la sedicesima settimana a livello nazionale, l'uso del dipartimento di Giustizia per punire i nemici politici e l’essere un ‘dittatore’ per un giorno. Fra i punti cardine c'è inoltre il potenziale addio alla Nato e la pubblicazione di rapporti scientifici federali che contestano la realtà del riscaldamento climatico.
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