Retrogusto

Alla scoperta della cucina del Camerun

Due locali a Milano, Laakam e Malaika, propongono con passione e calore le ricche tradizioni gastronomiche di uno dei Paesi più vivaci dell’Africa subsahariana. Tra i piatti da scegliere, il Pollo del Direttore Generale e il Ndole Royal, cucinato nelle occasioni importanti.

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Quando si parla di cucina africana, in Italia si pensa essenzialmente alla cucina etiopica ed eritrea, che conosce una buona fortuna, e a quella maghrebina, di cui ci sono buoni esempi nelle nostre maggiori città. Meno si sa invece della cucina subsahariana, di quella che un tempo si chiamava Africa Nera, prima che questo termine entrasse nel dimenticatoio anche per ragioni di politicamente corretto. Naturalmente parlare di una sola cucina subsahariana sarebbe assurdo, in un continente sterminato e ricco di culture, terroir e ingredienti differenti. Può essere un buon inizio, per chi ha la curiosità di saperne qualcosa in più, partire dalla cucina del Camerun, che a Milano vanta qualche ristorante di buona qualità.

Due sono gli indirizzi dove mangiare camerunense a Milano. Uno è Laakam (in via Natale Battaglia, 2, a due passi da piazzale Loreto, tel. 3756855220, aperto a pranzo e a cena, chiuso il lunedì) e l’altro è Malaika in Corso Concordia al numero 8 (tel. 3758086363, aperto a pranzo e cena, chiuso il lunedì). Il primo è un locale moderno, aperto da pochi mesi e ancora in fase di rodaggio, che si pone come obiettivo quello di diventare un punto di riferimento per questo tipo di proposta. Il menu è molto stringato, una decina di piatti in tutto, tra i quali spiccano l’Okok, una salsa densa e dolciastra, simile nella consistenza a un pesto, ottenuta dalle foglie di una pianta tipica mischiata alle arachidi essiccate e ai gamberi pure essiccate e servite con il Bobolo, una sorta di pane di manioca e il Pollo del Direttore Generale, piatto estremamente popolare in Camerun, servito nelle occasioni importanti anche perché i suoi colori – giallo, verde e rosso – richiamano quelli della bandiera del Paese: pollo stufato servito con verdure e platano fritto. Un piatto perfetto, questo, come entry level per la scoperta di questa cucina. Come del resto il Muniengue Mwa Mboa, una sorta di grigliata di spiedini di carne mista estremamente speziata e serviti con salse, del riso, del platano e delle patate fritte. Da provare anche i Makala Beans, dei fagioli estremamente speziati serviti con dei piccoli bigné fritti di pasta cresciuta. Si può bere del vino, della birra oppure avventurarsi nella mixology locale, che onestamente a me non ha convinto molto a causa della tendenza dolce dei vari drink da me assaggiati. Si spende sui 30 euro a persona, e Jimmy, in sala, è molto attento a spiegare i vari piatti e orgoglioso di ricevere complimenti per il cibo.

L’altro locale, Malaika, è tutto al femminile: assai grazioso e con qualche moderato tocco animalier. Il menu è focalizzato su pochi piatti. Il piatto da provare è il Ndole Royal, altro piatto nazionale, una preparazione complessa e ricca a base di arachidi, foglie di ndole, aglio, cipolla, gamberi secchi, manzo, pesce affumicato e gamberi. Anche qui c’è il Pollo del Direttore Generale, poi l’Eru con foglie del già conosciuto okok, spinaci, pesce affumicato, pelle di manzo, olio di palma, gamberi secchi e manzo. Chi vuole andare più sul sicuro può scegliere un piatto dalla griglia: punte di maiale, un quarto di pollo, una specie di arrosticini, un pesce intero, gli hamburger della casa. La domenica si fa il Taro Royal, a base del tubero a cui si attribuiscono importanti proprietà benefiche. C’è anche qualche piatto italiano e, per finire, un buon Tiramisù.

Si beve birra e si spendono tra i 25 e i 30 euro a testa, senza coperto e servizio.

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