Politica

Autorevolezza a giorni alterni

Il garante della concorrenza Antonio Catricalà ha detto una cosa piuttosto banale nella sua condivisibilità: «Non si può impedire ad una società di crescere». Ad un governo che meritoriamente ha posto il tema delle liberalizzazioni come suo vessillo da gara, un’affermazione tanto chiara deve essere sembrata scontata. Eppure l’uscita del presidente dell’Antitrust ha destato clamore. Essa infatti si riferisce al disegno di legge Gentiloni che prevede un tetto alla raccolta pubblicitaria di Mediaset: una manovra che tende a tagliare di un terzo il fatturato di un grande (e per noi «vicina») impresa italiana.
Occorre a questo punto fare un po’ di chiarezza. Un tempo in Italia di Authority indipendente ce ne era una sola: la banca d’Italia. Poi arrivò la Consob e il controllo sui mercati finanziari che si stavano rapidamente evolvendo. E finalmente agli inizi degli anni 90 arrivò l’Antitrust. Adesso è un fiorire di Agenzie: l’ultima assurta agli onori della cronaca è quella che si dovrebbe occupare della valutazione dei dipendenti pubblici. In Italia per ogni problema (financo quello della vita in carcere) si inventa un’Authority: rispetto alle vecchie commissioni esse hanno il «vantaggio» di avere responsabili non necessariamente eletti dal popolo sovrano.
Resta il fatto che la relativa «deresponsabilizzazione» della politica su alcuni settori è cosa buona e giusta. Siamo ovviamente molto favorevoli al fatto che la competizione tra imprese sia messa sotto osservazione dall’Antitrust e non già vigilata da un ministero o organizzata attraverso un sistema di preventiva e minuziosa regolamentazione.
Ma a questo punto il governo Prodi deve mettersi d’accordo con se stesso, una volta di più. Il suo ministro per lo Sviluppo economico, Pierluigi Bersani vara un pacchetto di liberalizzazioni saccheggiando (come si vede in una precisa tabella del provvedimento) indagini conoscitive e segnalazioni al Parlamento da parte dell’Antitrust. E dall’altra, quando la vicenda riguarda Silvio Berlusconi, se ne infischia. Ma allontanandoci da casa, discorso simile vale per il caso Autostrade, a cui è stata impedita la fusione con gli spagnoli di Abertis. In questa circostanza è stata la Commissione europea, l’Authority per eccellenza, ad aprire una procedura di infrazione contro l’Italia, senza che dalle parti di Palazzo Chigi si manifestasse la sia pur minima preoccupazione.
Il mercato sta diventando un’icona priva di grandi contenuti. Si tiracchia da una parte e dall’altra solo quando fa comodo.

E di pari passo si utilizzano coloro che lo difendono sempre e comunque, a destra e a sinistra, come Catricalà e la sua commissione.

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