Uno dopo laltro, i nodi vengono al pettine. Una nuova condanna arricchisce la collezione giudiziaria di Fabrizio Corona, limprenditore del gossip finito in carcere ai tempi dello scandalo «Vallettopoli». E lultima grana riguarda proprio la sua permanenza in carcere. Quando - allungano una stecca a un secondino - riuscì a farsi portare una macchina fotografica in cella, con cui documentò la sua detenzione. Scatti poi rivenduti a diverse riviste, che gli fruttarono qualcosa come 20mila euro. Ieri, per la corruzione della guardia penitenziaria, la seconda corte dappello lo ha condannato a un anno, due mesi e cinque giorni di carcere. Un piccolo sconto rispetto al primo grado, concluso l8 marzo 2010 con una pena di un anno e 8 mesi decisa con rito abbreviato dal giudice per le udienze preliminari Enrico Manzi.
La sentenza riguarda la tangente da 4mila euro pagata da Corona - ieri presente a Palazzo di giustizia- allagente Pasquale Costanzo, attraverso il proprio legale Tommaso Delfino tra il 13 aprile e il 15 giugno 2007. In base a quanto ricostruito dal pubblico ministero Frank Di Maio, lassistente - che allepoca si occupava di controllare i detenuti e le celle presso il sesto raggio di San Vittore - ha accettato la mazzetta consegnata attraverso lavvocato e in cambio ha portato allinterno del carcere la macchina fotografica.
Con questultima Corona, nel frattempo condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi per la vicenda dei presunti fotoricatti ai danni di alcuni vip, aveva scattato delle foto «proibite» poi rivendute per 20mila euro a svariate riviste di gossip. Il rampante imprenditore ne ha però risarciti 8mila al ministero della Giustizia, una mossa che gli era valsa la concessione della specifica attenuante da parte del gup, il quale invece non gli aveva riconosciuto le attenuanti generiche. Due anni fa il giudice Manzi aveva accolto i patteggiamenti dei coimputati. Delfino, che pure aveva risarcito 8mila euro, ha patteggiato un anno e mezzo di reclusione.
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