Autostrade, l’Antitrust boccia le concessioni

L’Authority: danni alla concorrenza. Palenzona replica: serve chiarezza

da Milano

L’Antitrust boccia le recenti modifiche alla convenzione con Autostrade e con le altre concessionarie perché «penalizzano i consumatori» nella determinazione delle tariffe e «restringono i già ridotti spazi per la concorrenza nella gestione delle infrastrutture autostradali». Nella segnalazione, deliberata giovedì scorso, l’Antitrust chiede quindi che governo e Parlamento riesaminino le normative appena varate. Nel mirino dell’Authority guidata da Antonio Catricalà c’è l’emendamento al decreto legge anti-infrazioni, presentato dal nuovo governo e approvato dalle Camere, che modifica lo schema di convenzione tra l’Anas e i gestori autostradali. Con le modifiche apportate, la convenzione, che avrà durata trentennale, non segue più nella determinazione delle tariffe il «price cap», il vecchio meccanismo di determinazione dei pedaggi che aveva come obiettivo quello di incentivare la riduzione dei costi a vantaggio del sistema tariffario. Non solo, dice in sostanza il Garante, si rinnovano le concessioni senza nuove procedure di gara, ma le si rinnovano per trent’anni, includendo nella convenzione anche le nuove tratte da costruire e, per di più, con un meccanismo di determinazione tariffaria che prescinde dal livello di redditività del concessionario e dalla sua capacità di recupero di produttività che sarebbe giustificabile solo se si fosse riassegnata la concessione tramite gara competitiva.
«Speravo, dopo tanti anni, fosse venuto il momento per archiviare le solite polemiche e lavorare per il Paese» commenta Fabrizio Palenzona, presidente dell’Aiscat, l’associazione che riunisce le società concessionarie autostradali.

«La certezza del contratto» resta in Italia «una meta difficile da raggiungere», dice Palenzona, aggiungendo che sarebbe utile se «su materie così complesse si volesse procedere alla preventiva audizione delle parti», perché aiuterebbe ad «evitare errori e malintesi».

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