Autostrade, per il mercato è già finita

Di Pietro: «Non hanno mai cercato il dialogo» Ma per Emma Bonino è «un’occasione persa»

Laura Verlicchi

da Milano

Autostrade, per il mercato è finita. Il titolo cola a picco (meno 3,39%), mentre le due società si giocano il tutto per tutto, a 48 ore dalle riunioni di consiglio d’amministrazione e assemblea che dovranno prendere la decisione definitiva.
Messo da parte lo scetticismo dei giorni scorsi, l’amministratore delegato di Abertis, Salvador Alemany Mas, è a Roma già da ieri per verificare di prima mano la situazione e cercare di salvare la fusione, come ha dichiarato lo stesso direttore operativo della società spagnola Josep Martinez Villa. Un tentativo in extremis su cui pesa come piombo la notifica della citazione di Anas - Autostrade dovrà comparire davanti al tribunale di Roma il 31 marzo 2007 per rispondere dei mancati investimenti -, tanto più che il presidente Pietro Ciucci ha praticamente escluso la possibilità di una soluzione entro il domani: «Mi sembra che 48 ore siano veramente poche - ha detto -: questa opportunità poteva esserci qualche mese fa. Abbiamo, mi sembra, un tempo estremamente breve ma le scadenze sono fissate da Autostrade per cui non possiamo sentirci vincolati».
In realtà, Alemany ha sì detto che il piano di integrazione potrebbe essere ripreso in futuro, ma sulla base di nuove valutazioni e nuove delibere assembleari. E fuori tempo massimo appaiono le dichiarazioni del ministro per lo Sviluppo economico Piero Bersani («Non credo che la fusione sia sfumata», dice), mentre Emma Bonino parla ormai di «occasione persa» e Antonio Di Pietro attacca a tutto campo, accusando espressamente Autostrade di non aver ricercato il dialogo. «La tempistica della fusione - afferma il ministro delle Infrastrutture - l’hanno stabilita loro, in casa loro, per fini loro e quindi è un problema che riguarda loro. Si potevano fondere ieri, oggi o domani. Il problema è un altro, cioè che le autostrade in Italia servono cittadini che pagano il pedaggio, e quindi fornire un servizio in termini di efficienza, qualità e quantità delle infrastrutture. E allora noi, come governo, ci dobbiamo preoccupare di come e quando vengono realizzati questi servizi», visto che il sistema delle concessioni autostradali, fino ad oggi, ha prodotto «più maxi dividendi che investimenti».
E Ciucci rincara la dose: «Io credo che, per riaprire un dialogo, un superamento del contenzioso, e dei ricorsi, sarebbe auspicabile», dice. Ma le carte bollate sembrano invece destinate ad aumentare: l’assemblea di Schema28, la holding della famiglia Benetton che controlla Autostrade, ha deciso di avanzare una richiesta di danni a governo e Anas, accogliendo le proposte del consiglio d’amministrazione.

La richiesta si riferisce all’ormai famoso articolo 12 del decreto fiscale, che ha introdotto la convenzione unica e che bloccando la fusione, sostengono i legali della società, danneggia Autostrade, gli azionisti e gli obbligazionisti.

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