Autostrade, dal Tar è «no» su tutta la linea

Laura Verlicchi

da Milano

Fusione Autostrade-Abertis, dal Tar è no su tutta la linea. Il Tribunale amministrativo ha respinto entrambi i ricorsi presentati dalla società, sia contro lo stop all’operazione imposto da governo ed Anas, sia contro la diffida dell’Anas alla distribuzione del maxidividendo. Entrambi i provvedimenti, secondo i giudici, sono da considerare corretti; in particolare, per il Tar è «configurabile» in base alle normative vigenti «un potere di autorizzazione e di approvazione» sulla fusione di Autostrade, che non è ritenuto in contrasto con le norme comunitarie.
Questo in sostanza il contenuto delle sentenze, salutato ovviamente con soddisfazione dal ministro Antonio Di Pietro e dal presidente dell’Anas, Pietro Ciucci. «Ora facciano un bagno di umiltà», ha detto, riferendosi ad Autostrade, il ministro delle Infrastrutture: per Ciucci le sentenze «confermano il potere di autorizzazione in capo ad Anas in ordine all’operazione di fusione e certificano la corretta applicazione delle procedure».
Sarà prevedibilmente teso, dunque, il clima del consiglio di amministrazione di Autostrade convocato per oggi: all’ordine del giorno il punto della situazione, in vista dell’assemblea del 13 che sarà chiamata appunto a pronunciarsi sul maxidividendo, oggetto della diffida dell’Anas, ma essenziale ai fini della fusione. Le indiscrezioni parlano di piccoli azionisti sul piede di guerra, pronti a proporre un’azione di responsabilità nei confronti del presidente Gian Maria Gros-Pietro e dell’amministratore delegato Giovanni Castellucci, se non avranno assicurazione che il management intende proseguire la difesa, nei confronti dell’Anas e del governo, con tutti i mezzi legali a sua disposizione.
Finora, Autostrade aveva, per così dire, tre «cantieri giuridici» aperti: giustizia amministrativa, civile e penale. Il primo è stato praticamente chiuso ieri dal Tar, che ha respinto le richieste di sospensione dei provvedimenti contrari alla fusione.

Ma restano gli altri due: Autostrade e la controllante Schema28, infatti, hanno già da tempo annunciato l’intenzione di rivolgersi ai giudici competenti per stabilire l’esistenza di un danno economico provocato dall’azione del governo e chiederne quindi il risarcimento.

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