«Avanti con il federalismo ma il governo Prodi è morto»

Formigoni si dice preoccupato per l’incontro a Palazzo Chigi fissato per martedì

«Il governo Prodi è morto, si attende solo che un medico lo certifichi» dice Roberto Formigoni al trentesimo piano del grattacielo Pirelli. Il governatore, per dovere d’ufficio, si prepara a calare a Roma martedì prossimo e a incontrare Romano Prodi per discutere di federalismo. Difficile però sfoggiare ottimismo sulle gambe del tavolo che dovrebbe ospitare la trattativa. «La prima domanda è quanto durerà questo governo. Anche perché quello che stiamo affrontando è un processo lungo e complesso perché inesplorato».
La Regione è al lavoro dal giugno dello scorso anno, diciotto mesi di incontri, approfondimenti, dialogo tra maggioranza e opposizione che ha portato a incaricare Formigoni di trattare con il governo. Un’intesa trasversale con cui il consiglio regionale chiede a Prodi di concedere alla Lombardia una maggiore autonomia su dodici materie. «Se non ci sono le risorse, le competenze non servono» spiega con realismo il presidente della Regione. Ma è indubbio che martedì si avvierà un processo nuovo e destinato, sia pure in tempi lunghi, a trasformare i rapporti con Roma. «È la prima tappa del passaggio da una Repubblica unitaria a una Repubblica federale» commenta Formigoni.
Martedì prossimo, a palazzo Chigi, sarà firmato un documento di metodo, che fissa le priorità. E le tre materie in cima alla lista sono l’ambiente, i giudici di pace e la cultura. L’ambiente è la richiesta numero uno perché sono note a tutti le implicazioni di un’eventuale maggiore autonomia della Regione in un settore che ha scatenato conflitti di competenza aperti con lo Stato e meno aperti con i Comuni. La legge sull’aria della Lombardia è stata impugnata davanti alla Corte costituzionale e mettere nero su bianco i poteri della Lombardia sarebbe molto utile a programmare una politica antinquinamento più incisiva, con divieti, incoraggiamenti e incentivi studiati su base regionale.
Insieme alle competenze, però, è necessario che siano trasferiti i finanziamenti. «Federalismo e federalismo fiscale, articolo 116 e articolo 199, devono continuare ad andare in parallelo» spiega il governatore. L’apertura del negoziato sul 116 (le materie su cui è possibile chiedere più autonomia) avverrà per l’appunto il 30 ottobre. «Siamo riusciti a snellire le procedure» rivendica Formigoni. Il federalismo fiscale, invece, è un disegno di legge del governo che seguirà l’iter parlamentare e che nella sua struttura originaria non piace molto agli enti locali. «Stiamo lottando per ottenere consistenti modifiche» spiega il presidente della Regione.


L’incognita maggiore resta a palazzo Chigi. «È in una situazione fragilissima nei confronti della sua maggioranza e del Paese. Noi continuiamo a collaborare come abbiamo fatto con qualsiasi esecutivo». Ma il futuro è assai incerto.

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