Aviaria? Storace addenta un pollo arrosto

Aviaria? Storace addenta un pollo arrosto

Jacopo Granzotto

Mille e passa chili di pollo in piazza contro la psicosi da influenza aviaria. Benvenuti nel bianco gazebo di Forza Italia, allestito ieri pomeriggio a piazza Navona per sfatare l’ultima letale leggenda metropolitana.
Nel menù - gustato dai ministri Storace e Scajola, dai sottosegretari alla Salute Domenico Di Virgilio ed Elisabetta Casellati, da Tony Renis e da Rosanna Lambertucci -, cosce, petto e ali di pollo arrosto e alla cacciatora. Niente di meglio per convincere la gente (convinta e in fila) che il pollame italiano è sicuro e supercontrollato. E che, se proprio volete rischiare, beh, allora dovrete mangiarvelo crudo, come fanno agli antipodi australiani e neozelandesi. Il virus è infatti termolabile, viene cioè distrutto con la cottura.
«Siamo qui per far chiarezza su un problema sentito da molte persone - annuncia alle 17 la coordinatrice regionale di Forza Italia Betrice Lorenzin, la prima a intervenire alla manifestazione -, in questi giorni un’industria importante è a pezzi, diciamo la verità alla gente prima che sia troppo tardi, diciamo che non c’è alcun rischio nel mangiare un pollo arrosto italiano».
Poco dopo arriva il degustatore Francesco Storace, addenta una coscia bella grossa ed esclama gaudente: «Ammazza quant’è buono ’sto pollo». «Bisogna - ha spiegato il ministro della Salute - fidarsi dei prodotti della terra, non come atto d’amore ma per la certezza dei controlli».
«Il pollo si può mangiare - aggiunge il ministro per le Attività produttive Scajola - perché sarebbe un grandissimo danno non solo per l’economia, ma anche perché ci priveremmo del gusto di un alimento importante. Non c’è pericolo, c’è piuttosto una disinformazione che crea allarmismo. È importante che i media lancino messaggi giusti. La gente pensa che il pollo è pericoloso, qualcuno dice anche le uova, ma non è vero, non è così».
Fin qui i politici, la parola passa poi agli addetti ai lavori, i più preoccupati. «I nostri polli - chiarisce Aldo Muraro, presidente dell’Unione nazionale agricoltori - recano per legge la loro origine in etichetta, sono sottoposti a continue analisi e sono soggetti a rigidi controlli. Eppure, proprio per paure ingiustificate, il primo settore della zootecnia italiana è in crisi. L’influenza non c’era e non c’è e comunque non si trasmette con le carni e uova cotte». Già, le uova. Per il momento è meglio evitare di mangiarle all’«ostrica», cioè crude, ma comunque l’unica precauzione da prendere è qualla di lavarle, facendo attenzione al guscio.
Alle 19 la piazza pullula di degustatori un po’ spazientiti perché si fa fatica ad esaudire in tempi brevi la richiesta, qualcuno rinuncia, la maggioranza aspetta fiduciosa: «Buono - dice un signore sulla settantina che di mestiere faceva il rosticcere -, se me becco qualcosa almeno me so’ magnato na robba bbona». Qualcuno lancia timidi slogan contro Silvio, poi alla chetichella si avvicina inesorabile al profumato stand e si mette in fila.
«Il pollo italiano è sicuro e buono - ribadisce Confagricoltura -. E non c’è alcun motivo per eliminarlo dalle nostre tavole. La situazione è critica. Le vendite di carne avicola accusano un calo del 70%. E il problema inizia a riguardare anche il consumo di uova fresche. Tutto ciò sta mettendo a dura prova un settore che, fino ad oggi, è stato uno dei più dinamici del comparto zootecnico nazionale».


In queste settimane, afferma la confederazione, «i grandi gruppi commerciali impongono agli allevatori l’interruzione del ciclo produttivo, i macelli si fermano e la crisi si preannuncia pesante. Le quotazioni di pollo, che registravano un prezzo di 89-95 centesimi al chilo alcune settimane fa, hanno toccato lo scorso venerdì, i 40 centesimi».

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