Avvertite Gramsci

La macchina del tempo ci riporta agli anni Settanta e precisamente davanti ai cancelli di Mirafiori, a Torino, con gli operai furibondi che tuonano contro il padronato borghese e col Partito comunista che soffia sul fuoco. Immaginiamo questo: che a quel punto, noi, uomini di un altro tempo, vogliamo dire qualcosa di sconvolgente a quegli operai circa il loro futuro. Che cosa gli diciamo, per lasciarli basiti? Che il loro Pci cambierà nome per quattro volte? Che sparirà la parola «comunista»? Che sparirà anche «Partito»? Che Falce & Martello verrà svenduto a certi Garavini e Bertinotti? Sconvolgente, certo, ma sino a un certo punto. E allora che gli diciamo? Che un ex radicalino, certo Rutelli, sarà il loro sindaco? Che si prostrerà davanti al Papa? Che il loro Pci candiderà Badaloni, De Mita, Follini, Rosy Bindi e un ex boiardo dell’Iri? Sconvolgente, certo: ma stiamo parlando pur sempre con operai metalmeccanici cui interessa principalmente di se stessi, del proletariato, del padronato, del salario, la lotta di classe eccetera.

Che gli diciamo? Questo: che il partito dei metalmeccanici, il loro partito, nell’anno 2008 candiderà direttamente il padrone, attenzione, non solo un industriale metalmeccanico: il presidente degli industriali metalmeccanici. Poi guardiamo la faccia che fanno.

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