Axelrod: "L’arma di Barack sarà l’ottimismo"

Il consigliere della Casa Bianca: "Bisogna combattere il cinismo e l'anti politica". E punta sulla fiducia: "L'America ha ancora enormi capacità". Ma il guru repubblicano Castellanos attacca: "Non si può perdere la verginità due volte"

Axelrod: "L’arma di Barack sarà l’ottimismo"
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Chicago - Nei circoli della politica che conta la notizia ha fatto scalpore. David Axelrod, lo stratega politico prima di Bill Clinton e oggi di Barack Obama, lascerà il presidente dopo la prossima tornata presidenziale. L’annuncio è in concomitanza al lancio dell’Institute of Politics della Chicago University il cui obbiettivo, come racconta Axelrod in una conversazione con il Giornale «è di combattere il cinismo e l’anti-politica che serpeggia nella popolazione americana, soprattutto tra i più giovani».

Axelrod con il suo stile proverbiale non accusa direttamente i repubblicani, ma si può intuire che li ritiene, almeno in parte, responsabili del pesante clima politico che si respira oggi in America. Che sia l’ostinato ostruzionismo al Congresso, l’estremizzazione a destra o l’intransigenza verso qualsiasi nuova tassa, il risultato è che secondo l’ultimo sondaggio Gallup soltanto il 13 per cento degli americani si ritiene «soddisfatto» del lavoro svolto da Washington - una percentuale tra le più basse della storia recente.

Alex Castellanos, stratega politico della campagna di George W. Bush, stroncando i democrat incalza combattivo: «Alle scorse presidenziali Obama ha vinto grazie alle parole chiave di “speranza” e “sogno”, ma in politica non si può perdere la verginità due volte. Il secondo tentativo, infatti, non potrà mai essere come il primo». È di parere opposto invece David Axelrod che confessa al Giornale: «Mi considero un inguaribile ottimista e penso che gli Usa siano un paese dotato ancora di enormi capacità. Oggi molti percepiscono l’America sull’orlo di una parabola discendente il cui culmine è ormai alle spalle e il futuro più che mai incerto. Obama deve lottare per cambiare quest’idea».

Su questo disfattismo - da Occupy al Tea Party - i candidati repubblicani hanno capitalizzato e trasformato le accuse al presidente di essere un leader debole in un mantra.

«Non è davvero l’atteggiamento giusto - continua Axelrod - Non ti dirò quale sarà il nuovo slogan per il prossimo novembre perché ci stiamo ancora lavorando, ma “speranza” e “sogno” saranno due temi più che mai centrali per vincere il 6 di novembre».

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