Aziende convenzionate a rischio fallimento

Antonella Aldrighetti

Il processo di cartolarizzazione dei crediti della sanità convenzionata, messo in campo a dicembre scorso dalla giunta Marrazzo, stenta a produrre i frutti sperati. Vale a dire che, a oggi, nessuno dei fornitori di Asl e aziende ospedaliere ha ricevuto ancora un centesimo per il rimborso delle prestazioni offerte a tutto il 2005. Dall’altra parte, sembra che i primi pagamenti saranno effettuati non prima di settembre prossimo. E per il 2006? Il futuro sembra ancora più cupo perché, a lungo andare, potrebbe innescare un processo a catena che si ripercuoterebbe tanto sulla qualità dei servizi sanitari erogati agli assistiti del Lazio quanto sul taglio indiscriminato di personale della sanità convenzionata.
Ed è proprio l’allarme licenziamenti che preoccupa il sindacato autonomo della Fials-Confsal, primo a porre l’accento sulla possibilità che «il flop della cartolarizzazione potrebbe presto ingrassare le file dei disoccupati» visto che «come conseguenza logica e immediata da parte degli imprenditori sanitari c’è stato l’annuncio del mancato pagamento degli stipendi già a partire dal mese prossimo». Che sia un atto di pressione sul quale la stessa Aiop (Associazione delle ospedalità private) conta per ottenere prima di settembre 2006 le liquidità dello scorso anno? «Nient’affatto, perché per le risorse da riconoscere a quei servizi erogati a tutti i primi cinque mesi già conclusi del 2006 non si prospetta alcuna scadenza successiva: neppure fittizia - precisa il segretario regionale della Fials, Gianni Romano -. Invece sarebbe di essenziale importanza allora in un panorama disastroso come quello appena descritto, che la giunta regionale si attivi per progettare un piano di riassorbimento del personale, perché già da subito deve considerarlo in grave stato di precarietà lavorativa, visto che non è prevista la cassa integrazione per il personale sanitario e ausiliario che opera nel settore dell’assistenza».
E sull’onda delle forti preoccupazioni, il sindacato autonomo non esclude che la precarietà manifesta degli operatori sanitari possa minare le fondamenta del piano d’offerta sanitaria e mettere a repentaglio addirittura i livelli essenziali d’assistenza dopo il congruo taglio dei posti letto, il limite massimo alle prescrizioni farmaceutiche, a quelle diagnostiche e specialistiche. Due aspetti diversi che fanno supporre che la politica sanitaria regionale debba dare risposte adeguate all’entità dei problemi fin qui annoverati. È inutile girarci troppo attorno quando si cerca di individuare le strategie di intervento, perché la domanda da fare è solo una: quali sono? «Le vorremmo chiedere al presidente Piero Marrazzo se, tra i tanti piani per l’emergenza sanitaria che ha divulgato alla stampa dal giorno successivo al suo insediamento, si annovera anche quello riferito alla salvaguardia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) - ci tiene a precisare il segretario regionale della Fials -. Non dimentichiamoci che se il personale della sanità convenzionata, in maggioranza con esperienza ultradecennale, andrà a spasso per sempre e senza alcuna forma di sostentamento i pazienti ricoverati presso queste strutture (almeno un centinaio quelle aderenti solo all’Aiop) dovranno essere trasferiti altrove. Dove non si sa, visto che il taglio dei posti letto è già stabilito senza concertazione con le parti sindacali.

Ci rimane solo da sperare che questa politica sanitaria produca strumenti adeguati per tamponare le inevitabili conseguenze sulle liste d’attesa per i ricoveri, e una seconda, in ricaduta automatica, che andrà a colpire tutto il sistema della sanità privata compresi i centri per disabili, i poliambulatori per le analisi cliniche, di radiodiagnostica, ecografia e fisioterapia».

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