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Le aziende scompaiono nel nulla e potete dire addio ai pagamenti

I settori vanno dall'edilizia all'intratteniment.o Prima di seguire le vie legali controllate il contratto

Le aziende scompaiono nel nulla e potete dire addio ai pagamenti

Ci sono alcune categorie ad alto rischio di rimanere a becco asciutto dopo un lavoro: sono i liberi professionisti che prestano consulenza o collaborazioni occasionali. Ma anche gli operai e i fornitori in generale, che emettono fattura ma non vedono (e non vedranno mai) la retribuzione. «Mi spiace ma la nostra società è in liquidazione» si giustificano le srl dopo un po' di sollecitazioni. Tradotto: scordati i tuoi soldi. Che poi lo stato di liquidazione o il fallimento sono da dimostrare. Spesso si tratta di trucchetti studiati a tavolino per lasciarsi alle spalle i debiti e farla franca.

Succede così in parecchi ambiti: da quello dell'edilizia, dove le srl chiudono e riaprono cambiando semplicemente il nome, a quello del terzo settore e dell'intrattenimento. Basta modificare l'assetto societario, dichiarare la liquidazione volontaria e puff, la società sparisce. Niente società, niente pagamenti arretrati. È il fenomeno delle «ditte a scomparsa» e dei furbetti che sanno perfettamente pattinare su quel filo sottile che separa il fallimento vero dalla truffa. A dover rispondere del debito sono persone fisiche e quindi basterebbe rintracciare quelle per reclamare i propri pagamenti arretrati. Ma loro che fanno? Ignorano le richieste, si celano dietro qualche «Vedremo, lasciami un po' di tempo». E fanno spallucce anche quando ricevono la lettera dell'avvocato che annuncia il decreto ingiuntivo.

Così si torna al solito inghippo: chi vuole i suoi soldi deve fare causa e anticiparne altri. Paradossalmente, per recuperare un credito da 5.200 euro, se ne devono anticipare circa 2mila: 450 per l'avvocato, contributo unificato (98 euro per una causa ordinaria, 49 per un decreto ingiuntivo), marca da bollo (27 euro), copie autentiche (24 euro), atto di precetto (100 euro come compensi e 20 euro per la notifica). In caso di pignoramento, l'atto costa 300 euro, più due notifiche da 20 euro l'una.

«E poi - spiega l'avvocato Fabrizio Tronca di Avvocato Accanto - c'è la sorpresa finale: la tassa di registro, che dovrebbe essere corrisposta dal debitore». Si tratta di una tassa che si paga in misura fissa (200 euro) o variabile, in base alla materia del provvedimento.

Il consiglio

Prima di seguire le vie legali, verificare di avere in mano uno contratto firmato da ambedue le parti.

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