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Affitti brevi, da gennaio l’obbligo di invio dei dati al fisco

Il regolamento Ue va a sovrapporsi a norme già attuali in Italia, anche se con differenze tra regioni. Per gli affitti brevi si prospetta il caos normativo

Affitti brevi, da gennaio l’obbligo di invio dei dati al fisco

A partire dal primo gennaio 2023 scatterà un’ulteriore stretta sugli affitti brevi, considerato settore nel quale spopola l’illegalità e, parallelamente, farà scuola la decisione della Corte di giustizia europea (attesa pe roggi) relativa all’obbligo di Airbnb di effettuare la ritenuta fiscale sui pagamenti.

A prescindere da quello che decideranno i giudici in Lussemburgo, per i proprietari di immobili e per gli operatori del comparto degli affitti brevi scattano nuovi obblighi.

I dati da mandare al fisco

Il fisco dovrà essere informato sui codici fiscali dei locatori, sui redditi percepiti, sul numero di transazioni effettuate e sui dati catastali degli immobili concessi in affitto. Informazioni che dovranno essere inviate entro la fine del mese di gennaio del 2024 seguendo le istruzioni di un provvedimento che dovrà essere redatto dai vertici dell’Agenzia delle entrate. Chi non si atterrà alle regole rischia di dovere interrompere l’attività di affitto.

Le piattaforme digitali devono predisporre quindi una procedura per identificare chi affitta mediante portale web, estendendo la medesima precauzione anche a chi vende nella medesima modalità.

Gli operatori online si sono già mossi chiedendo agli host (coloro che concedono immobili per gli affitti brevi) di completare i dati mancati e, passati sessanta giorni dalla richiesta (2 marzo 2023), hanno l’obbligo di bloccare il profilo di chi non ha ottemperato, impedendogli quindi di affittare. In alternativa le piattaforme possono trattenere i corrispettivi che andranno poi versati all’erario.

Gli obblighi attuali

Con il provvedimento 86984/2022 del 17 marzo 2022, l’Agenzia delle entrate ha già imposto agli intermediari di comunicare i dati catastali degli immobili, esigendo tra l’altro che i portali trattengano la ritenuta fiscale del 21%. In qualche modo le norme Ue si sovrappongono in parte a quelle già in vigore in Italia, che dovranno però diventare più stringenti.

Le norme regionali però hanno un approccio diverso. In attesa di una banca dati che possa mappare tutti gli immobili destinati agli affitti brevi, alcune regioni si sono mosse per conto proprio, assegnando un codice obbligatorio a tali immobili per tenere la situazione sotto controllo. Quella del codice è una strada già seguita dalla Lombardia, dalla Campania, dal Piemonte, dalla Puglia e dal Veneto e, a partire dal 2023, potrebbe decadere in favore della procedura che verrà decisa dall’Agenzia delle entrate.

Gli affitti brevi in Italia

Dopo il periodo pandemico che ha ridotto la domanda del 60% si attendono, nel corso del 2022, almeno 950mila locazioni, con numeri in crescita praticamente in tutte le grandi città italiane.

Un mercato che è tornato a frizzare tant’è che, come segnala Il Sole 24 Ore, soggiornare una notte a Milano o a Roma può costare fino a 400 euro.

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