Se fino a mercoledì sera l’idea maggioritaria era di procedere comunque all’elezione di Anna Maria Poggi come presidente di Fondazione Crt, ieri le parole di Giancarlo Giorgetti hanno portato il borsino delle probabilità dalla parte di una nuova richiesta di proroga nel Consiglio d’Indirizzo dell’ente torinese. Il ministro dell’Economia, infatti, ha fatto ampiamente capire che sarebbe opportuno aspettare ancora un po’ prima di votare il nuovo presidente: «L’abbiamo già fatto una volta», ha affermato a proposito di una nuova proroga, «credo che l’evoluzione della situazione potrebbe anche suggerirlo, consigliarlo». È il consiglio di indirizzo che «deve valutare se chiedere, date le circostanze, la proroga o no, quindi valuteranno loro. Credo che gli elementi li abbiano» al pari del Mef, «in questo momento non possiamo ordinargli di fare una cosa o l’altra».
Sta di fatto che sarebbe alquanto sorprendente se, con gli ispettori del Mef accampati in sede a scavare tra i documenti, il consiglio d’indirizzo in programma oggi alle 15 decidesse di contravvenire all’indicazione del ministro. Eppure ieri, tra febbrili scambi di mail e telefonate, c’era una parte del Consiglio che spingeva per tirare dritto con la nomina della nuova presidente. La resa dei conti tra le fazioni ci sarà direttamente in Consiglio. Va da sé che assecondare il ministro darebbe un messaggio più collaborativo, tirare dritto potrebbe invece essere percepito come una forzatura utile solo a irritare una vigilanza che, già di per sé, ha il bottone del commissariamento molto vicino alla propria mano. Chi vuole la proroga crede che lo scontro porterebbe solo più clamore di quanto non ne abbia portato la procura di Torino, che ha iscritto nel registro degli indagati il membro del cda Antonello Monti e sei consiglieri di indirizzo (Paolo Garbarino, Michele Rosboch, Davide Franco, Elisabetta Mazzola, Corrado Bonadeo e Gianluca Gaidano). Quest’ultimo, dopo avere appreso di essere indagato come gli altri «per interferenze illecite sull’assemblea» nell’ambito della vicenda del patto occulto, ha deciso di dimettersi dal consiglio d’indirizzo. Sarà l’Università del Piemonte orientale, adesso, a dover produrre una nuova terna di nomi per sostituirlo. Intanto, anche la procura di Roma, con il pm Giuseppe Casini, ha aperto un fascicolo.
Tornando però sulle dichiarazioni di ieri del ministro, non è stato dato alcun riferimento temporale su quando gli ispettori completeranno la loro indagine in Fondazione: «Bisogna dare il tempo agli ispettori di prendere cognizione di situazioni e documenti, ma in tempi rapidissimi credo che avremo già le prime risultanze». L’unica cosa certa, al momento, è che «gli ispettori si fermeranno fino a quando è necessario. A me sembra un atto doveroso, c’è l’esigenza di chiarire al più preso la situazione ma anche di fare le cose nel modo corretto, giusto e conforme alle regole».
L’ultima battuta del ministro dell’Economia è sulle indiscrezioni che danno l’ex ministro Elsa Fornero come papabile commissaria della Fondazione, nel caso in cui il Tesoro decidesse di intraprendere questa strada. «Rispondo con una battuta - ha sorriso Giorgetti, smentendo la notizia - leggo di interferenze russe sulle elezioni» e anche questa «è una fake news di provenienza russa».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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