Qualche anno fa, il destino volle che un uomo di grande influenza si trovasse a bordo di un’imbarcazione di lusso, una creazione firmata da Luca Dini, celebre designer e fondatore dello studio Luca Dini Design & Architecture di Firenze, attivo dal 1996 e rinomato per i suoi super e megayacht. Colpito dalla maestria del progettista, l’uomo contribuì a diffondere il nome di Dini, spalancandogli le porte di un’opportunità straordinaria: l’invito a partecipare alla competizione internazionale per il masterplan di Sindalah Island, in Arabia Saudita. All’epoca, Sindalah era poco più che una distesa arida e selvaggia, ma destinata a trasformarsi in una delle destinazioni turistiche più esclusive del Mar Rosso. Questo ambizioso progetto si inserisce nel contesto di Neom, la visionaria iniziativa urbanistica e tecnologica promossa dal programma di sviluppo "Vision 2030", che punta a ridisegnare il futuro del Paese.
Il progetto
La sfida globale lanciata dal Public Investment Fund, il maggiore fondo sovrano dell’Arabia Saudita e proprietario della società che supervisiona il progetto Neom, ha offerto a Luca Dini e al suo studio un’occasione per rafforzare la propria posizione anche nel campo dell’architettura, entrando in competizione con alcuni dei più prestigiosi e rinomati studi internazionali dell’ambito in questione. “Eravamo uno studio già avviato e conosciuto, soprattutto all’estero, ma molto specializzato nell’ambito della nautica di lusso. Solo marginalmente ci occupavamo di progetti in ambito hospitality, uffici o residenziale, grazie all’esperienza maturata nella customizzazione dei progetti e grazie a forti rapporti con i nostri clienti che, soddisfatti delle proprie barche, ci affidavano anche la progettazione delle proprie ville o alberghi”, spiega Luca Dini.
Gli investimenti
In paesi come l’Arabia Saudita, dove entro il 2030 sono previsti investimenti miliardari in diversi settori, tra cui infrastrutture, edilizia, architettura, design, moda e turismo, molte aziende italiane, note per le loro eccellenze produttive, si trovano però spesso a essere troppo piccole per partecipare ai grandi progetti internazionali o cogliere appieno le opportunità che si offrono. “Assieme a noi c’erano tutti i nomi più blasonati e questo per me è un aspetto molto importante: in questi Paesi, dove si concentrano grandi investimenti con l’obiettivo di attrarre eccellenze da tutto il mondo, anche uno studio come il nostro, che ha già una certa notorietà ma in un ambito specialistico, può partecipare alla pari con i numeri uno a livello globale”, ha affermato Dini. “Un fatto che in Italia accade molto raramente: da noi è difficile che i progetti più importanti vengano affidati a chi non ha già un nome di grande richiamo. All’estero, e soprattutto in alcune aree del mondo come il Medio Oriente, quello che conta è davvero l’idea: se hai un progetto valido, vinci, a prescindere da chi tu sia”.
Lo studio di Dini
Luca Dini, con il suo studio, ha scelto di coinvolgere nel progetto per Sindalah Island non solo grandi nomi, ma anche piccole realtà industriali. Ha dichiarato che, pur essendo un risultato positivo per il suo studio, il progetto ha beneficiato anche all’Italia. Ciò che lo rende particolarmente orgoglioso, ha sottolineato, è il fatto di essere riuscito a portare sull’isola alcune piccole aziende italiane e artigiani di grande valore e competenza. Il suo studio è stato il motore di un gruppo di imprenditori italiani provenienti da settori diversi, come cemento, ceramica, chimica, illuminazione e design, moda, audio e video, commercio e ristorazione di lusso. Dini ha anche aggiunto che ha spinto queste realtà, circa quindici in totale, a mettersi alla prova, realizzando progetti che difficilmente avrebbero avuto la possibilità di sviluppare.
Le opportunità
Sul progetto Dini ha specificato: “Possiamo essere agenti trainanti di un business di cui possano avvantaggiarsi anche altri imprenditori del nostro Paese”. Secondo il designer, in Italia manca spesso una visione di sistema a livello istituzionale. Ha osservato che esistono numerosi Paesi nel mondo che offrono grandi opportunità per il made in Italy, ma che queste vengono talvolta ignorate a causa della nostra scarsa organizzazione. Ha aggiunto che, al contrario, Paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito si muovono in modo coeso sui mercati potenziali, supportando le loro imprese, i professionisti e i prodotti.
La funzione di Sindalah
La proprietà ha dato piena libertà a Luca Dini, con l’unico vincolo che Sindalah dovesse fungere da “biglietto da visita” per Neom. Dini sottolinea che, contrariamente a quanto si pensi, non tutti i progetti in Arabia sono legati al lusso. Sindalah si trova in un arcipelago di 40 isole naturali, ma solo alcune saranno sviluppate, ciascuna con un’offerta unica. L’isola, che copre 84 ettari, offrirà una marina, un villaggio, tre hotel a cinque stelle, 38 ristoranti e 51 boutique di lusso.
Dopo l’apertura parziale a ottobre, Sindalah sarà completamente operativa nei prossimi mesi e, nel 2028, accoglierà fino a 2.400 ospiti giornalieri. Dini attribuisce parte del successo alla fiducia ricevuta e all’eredità culturale italiana, che è fondamentale nei lavori in certi Paesi.
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