
Sembra un tema nuovo, una moda dell’ultimo momento, ma è molto di più. La sostenibilità, parola entrata solo da pochi anni nel lessico quotidiano delle imprese, non è più soltanto un orizzonte delle start-up o dei colossi globali che vogliono rifarsi l’immagine, ma diventa una pratica quotidiana anche per le imprese del Made in Italy che vogliono crescere e trasformarsi.
A dimostrarlo è Dellorto, storica azienda brianzola fondata nel 1933 e da sempre sinonimo di eccellenza nel settore dei carburatori e della meccatronica, oggi protagonista di una vera e propria transizione verde. Una realtà con più di novant’anni di storia che dimostra come la tradizione non sia un ostacolo, ma piuttosto una solida base per affrontare le sfide ambientali ed economiche del presente.
L’azienda, fortemente radicata nella cultura del Made in Italy, ha trasformato il concetto di sostenibilità in una strategia industriale concreta che coniuga rivoluzione green, autonomia produttiva e responsabilità. Nel 2023 ha siglato un accordo con Plenitude (gruppo Eni) per realizzare nella sede di Cabiate un impianto fotovoltaico da 1,35 MWp, completato a luglio di quest’anno. Con più di 2.300 pannelli installati su oltre 6mila metri quadrati, l’impianto garantirà una riduzione di circa 600 tonnellate di CO2 ogni anno, con un beneficio diretto non solo per l’azienda, ma anche per il territorio.
Non un gesto isolato, bensì un tassello di un piano che punta a un consumo di energia sempre più efficiente: già nel 2024 l’azienda ha registrato una diminuzione del 10,7% nei consumi energetici rispetto al 2023, con l’obiettivo di ridurli ancora del 10% nel 2025 e Dellorto si impegna a utilizzare energia elettrica proviene per il 91% da fonti sostenibili.
Una politica ambientale completa però passa anche dalla gestione dei rifiuti. A tal proposito, nel 2024 il 90% degli scarti sono stati recuperati e trasformati, mentre continua l’eliminazione della plastica monouso dagli imballaggi grazie alla collaborazione con i fornitori, puntando sugli imballaggi riutilizzabili. Una logica di economia circolare che guarda oltre il singolo ciclo produttivo e che coinvolge l’intera filiera.
La svolta green non passa solo per parole, ma trova un chiaro riscontro anche nel riconoscimento internazionale. A giungo 2025 l’azienda di Seregno ha ottenuto la medaglia di bronzo da Ecovadis, posizionandosi tra il 10% delle aziende migliori del settore metalmeccanico, un riconoscimento che riflette la qualità del sistema di gestione della società e l’impegno a promuovere la trasparenza lungo tutta la catena del valore. A dicembre 2024, invece, ha guadagnato un punteggio di 81/100 da NQC, ben al di sopra della media nazionale. Riconoscimenti che non sono meri bollini, ma attestano la solidità di un percorso che integra ambiente, governance e responsabilità sociale: in paratica, la famosa sigla Esg.
La sostenibilità per Dellorto passa anche per l’innovazione tecnologica. Non una novità per l’azienda, che è nata come officina meccanica specializzata nella produzione di carburatori, per poi aprirsi alla meccatronica e, oggi, anche all’elettronica. Per rafforzare ulteriormente la sua posizione, a maggio 2025, ha acquisito il 53% di Arca Tecnologie, azienda emiliana specializzata in elettronica e power electronics.
Pur guardando al futuro, strizzando l’occhio anche alla cybersecurity, l’impresa brianzola non dimentica le radici. L’identità familiare e la cultura del Made in Italy restano pilastri fondanti, ma si accompagnano a una visione globale e a investimenti mirati che la proiettano in prima fila nella transizione ecologica. Dellorto dimostra che la sostenibilità non è una moda passeggera né un vincolo imposto dalle normative europee, ma una scelta strategica capace di garantire continuità, competitività e reputazione.
Novant’anni dopo la sua fondazione, la storica azienda di Seregno, oggi guidata dalla terza generazione della famiglia, si scopre pioniera di un futuro che richiede
coraggio, innovazione e responsabilità. E insegna che non sono solo le realtà nate “green” a poter vincere la sfida della sostenibilità: anche chi ha radici profonde può cambiare rotta radicalmente e guidare la trasformazione.