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Equo compenso, via libera dal Consiglio di Stato: accolto il ricorso dell'Agcom

Il regolamento dell’Authority non verrà più sospeso come chiesto, nel mese di dicembre, da Meta

Equo compenso, via libera dal Consiglio di Stato: accolto il ricorso dell’Agcom

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Equo compenso, via libera dal Consiglio di Stato: accolto il ricorso dell’Agcom

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Il ricorso dell’Agcom è stato accolto dal Consiglio di Stato che ha ribaltato il giudizio del Tar del Lazio in merito all’equo compenso nei confronti di autori ed editori per quanto riguarda i contenuti che vengono distribuiti sulle piattaforme digitali. Ecco tutti gli aggiornamenti.

Il ricorso

L’ordinanza si fonda sul ricorso che è stato presentato dall’Agcom contro la decisione del Tar. Il Il Tribunale Amministrativo del Lazio in risposta a un ricorso di Meta, mentre attendere il parere richiesto alla Corte di Giustizia europea, ha provveduto a sospendere l’applicazione del regolamento in merito al riconoscimento dell’equo compenso per gli editori al fine di utilizzare i loro articoli da parte delle piattaforme online, social network inclusi. Inoltre è stata prevista la la possibilità per gli autori di ricevere una quota dei proventi. Il regolamento dell’Authority, quindi, non verrà più sospeso come chiesto, nel mese di dicembre, da Meta, la holding che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp.

La trattativa

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è presieduta da Giacomo Lasorella e ha presentato ricorso il quale contesta una misura che contrasta l’applicazione del meccanismo progettato al fine di garantire un equo compenso nei confronti di editori e autori da parte di giganti del web come Facebook. All’istanza si è unita anche la Federazione degli editori (Fieg). La delibera prodotta dal regolamento Agcom è giunta in attuazione dell’articolo 43-bis della legge sul diritto d’autore. Viene infatti prevista la possibilità di una trattativa privata fra editori e piattaforme e quella di fornire all’Agcom l’ipotesi di una negoziazione assistita in caso di controversia. In quanto al blocco cautelare del regolamento, secondo i ricorrenti, non aveva il requisito del periculum in mora, si tratta dell’irreparabilità del danno al quale si somma la non considerazione del principio del “value gap” sancito dalla Ue. Ricordiamo che il value gap è il nome che viene assegnato alla sproporzione nella distribuzione dei dividendi, generati dagli ascolti in streaming, destinati ad artisti, label e produttori, in confronto agli importi trattenuti dalle piattaforme online.

Cosa è accaduto

A fine 2023 il Tribunale amministrativo ha accolto un ricorso di Meta il quale domandava il congelamento del regolamento Agcom fino al pronunciamento della Corte di Giustizia lussemburghese in merito alla legittimità e conformità con le norme comunitarie riguardanti il diritto d’autore.

La palla ora passa alla Corte Ue che valuterà nei prossimi mesi se il regolamento dell’Agcom rispetta effettivamente la direttiva comunitaria, nel frattempo, come anticipato, il regolamento resta in vigore.

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