Golden power su Saipem-Subsea7

Su richiesta di Crosetto i droni sottomarini dovranno rimanere in Italia

Golden power su Saipem-Subsea7
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Il governo ha deciso di esercitare il golden power sulla fusione tra Saipem e la norvegese Subsea7 che coinvolge asset strategici italiani.
L’esercizio dei poteri speciali avverrà «mediante prescrizioni» e accogliendo la proposta del Ministero della Difesa guidato da Guido Crosetto. È quanto prevede un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri - approvato lo scorso giovedì sera e firmato dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti - che il Giornale ha potuto consultare in anteprima.
L’operazione darà vita a un colosso dell’ingegneria energetica da 20 miliardi di ricavi, denominato Saipem7 e quotato sia a Milano sia a Oslo, con un portafoglio ordini aggregato di 43 miliardi e un margine operativo lordo di oltre 2 miliardi. A valle della fusione, Eni e Cdp Equity che oggi detengono il controllo congiunto di Saipem, conserveranno un’influenza notevole sul nuovo gruppo potendo, tra l’altro, nominare quattro amministratori su nove, tra cui l’amministratore delegato.
E allora perché esercitare i poteri speciali? L’intervento del governo deriva dal fatto che Saipem, oggi guidata da Alessandro Puliti, sviluppa anche tecnologia nell’ambito della robotica sottomarina autonoma, è stata inserita nel perimetro nazionale di sicurezza nazionale cibernetica per attività al servizio della Difesa, settore in cui ha in essere altri progetti finanziati a livello nazionale ed europeo.
Per tutelare le attività strategiche, il governo ha ritenuto che gli impegni debbano essere tradotti in apposite «prescrizioni». Tra queste: assicurare la collaborazione con altri operatori nazionali del settore della Difesa per l’implementazione di programmi di sviluppo tecnologico subacqueo, assicurare il mantenimento della sede sul territorio italiano e non pregiudicare il mantenimento sotto controllo di Saipem Spa (o della futura Saipem7) delle attività, del know how tecnologico, dei brevetti e della gestione dei droni sottomarini e la possibilità di fare accordi (anche di partnerariato tecnologico o eventuale cessione) in questo settore con altre società italiane a controllo diretto o indiretto dello Stato italiano.
Il riferimento sembra essere a Fincantieri, che sta sviluppando una nuova divisione subacquea. Lo scorso 16 settembre l’agenzia Bloomberg aveva, infatti, riportato la notizia che Saipem sarebbe in trattative preliminari per la vendita di alcuni asset nel settore della robotica e della subacquea al colosso della cantieristica.
Tra l’altro, i due gruppi hanno un azionista pubblico comune: Cdp Equity ha il 12,8% di Saipem e il 70,9% di Fincantieri. Di certo, la subacquea rappresenta oggi un dominio chiave per la sicurezza, l’energia e le comunicazioni sottomarine.

Il golden power esercitato dal governo si tratterebbe, comunque, di un provvedimento leggero il cui obiettivo è tenere in Italia, e sotto Saipem Spa, le attività legate ai droni sottomarini che sono dual-use, ovvero hanno un utilizzo sia civile sia militare.
Intanto, il 25 settembre si riunirà l’assemblea straordinaria dei soci di Saipem che dovrà approvare l’operazione con i norvegesi.

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