 
Il mercato delle telecomunicazioni italiano è vicino a una svolta. Dopo l'interruzione delle trattative tra Tim e Iliad risalenti alla scorsa primavera, rimbalzano indiscrezioni secondo cui l'operatore francese starebbe trattando una joint venture con WindTre, il terzo operatore italiano per quota di mercato controllato dal conglomerato di Hong Kong Ck Hutchison. Interpellate, Iliad e WindTre hanno opposto un «no comment» senza tuttavia smentire la notizia che era iniziata a circolare da ieri dopo un lancio dell'agenzia Reuters. La joint venture, tuttavia, potrebbe non essere l'unica opzione disponibile tra le parti, che stanno trattando anche in considerazione dei possibili incastri in chiave Antitrust (Iliad, infatti, è nata in Italia nel 2016 come rimedio della fusione tra Wind e Tre) e insieme avrebbero una quota di mercato superiore al 35 per cento. L'opzione alternativa, secondo quanto emerge dalle ultime indiscrezioni, sarebbe quella che il gruppo fondato da Xavier Niel (in foto) venga remunerato in azioni di una futura società quotata che nascerebbe dallo scorporo di tutte le attività di telecomunicazioni europee di Ck Hutchison che avrebbero un valore stimato tra 10 e 15 miliardi di sterline. A quel punto Iliad potrebbe anche considerare di vendere la sua quota per finanziare l'acquisizione di Sfr, la controllata del gruppo francese Altice per la quale alcune settimane fa ha lanciato un'offerta congiunta con Orange e Bouygues da 17 miliardi di euro (secondo gli accordi, a Iliad finirebbe il 30%, a Bouygues il 43% e a Orange il 27%). Quale che sia la strada che verrà imboccata, se si arrivasse a un'intesa in grado di superare le forche caudine dell'Antitrust europeo, per il mercato italiano delle telecomunicazioni si aprirebbero nuove interessanti prospettive. La conseguenza immediata sarebbe una diminuzione del numero degli operatori con infrastruttura da 4 a 3 andando a ridurre la forte concorrenza che negli ultimi ha schiacciato le tariffe ed eroso i margini delle società di telecomunicazioni. Non a caso, dopo le indiscrezioni, il titolo di Tim ieri in Borsa è balzato del 4,8% a 0,523 euro per azione sulla prospettiva di un ritorno di redditività della divisione Consumer (quella della telefonia) che a quel punto diventerebbe un propulsore di crescita insieme alla divisione Enterprise e a Tim Brasil.
Del resto, lo stesso ceo di Tim, Pietro Labriola, in vari interventi anche recenti aveva sostenuto la necessità di un consolidamento del settore. Per Iliad, le cui attività italiane sono valutate 3,5 miliardi, sarebbe una buona exit dopo sette anni di business in perdita e tanti investimenti ancora da fare. Insomma, un affare in grado di creare tanti vincitori.