Transizione energetica

"La tecnologia è l'abilitante maggiore dello sviluppo sostenibile"

Giuseppe Di Franco, Ceo di Atos Italia, parla con ilGiornale.it di tecnologia e sviluppo sostenibile. E del valore sociale dell'innovazione

Supercomputer, dati, strategie: "La tecnologia è l'abilitante maggiore dello sviluppo sostenibile" Esclusiva

Transizione energetica e rivoluzione digitale? Due facce della stessa medaglia. Non c'è rivoluzione digitale senza efficienza nei processi, compresa la gestione degli sprechi energetici. Non c'è svolta nel mondo energetico senza la nuova frontiera dell'innovazione e le sue applicazioni al mondo reale. Di questi temi parliamo con Giuseppe Di Franco, Ceo di Atos Italia. Società del gruppo europeo con sede in Francia che in Italia ha lavorato al supercomputer Leonardo, realizzato assieme al centro Cineca a Bologna e inaugurato a novembre, e al progetto del Digital Twin, il creatore di "gemelli digitali" che permette di costruire modelli di simulazione per progetti innovativi come le strategie di efficientamento energetico. "Energia e innovazione", del resto, "vanno di pari passo", ci dice Di Franco.

Ingegner Di Franco, Atos ha lavorato molto sul tema del “Digital Twin”. La sua potenzialità di simulazione si applica anche alle strategie della transizione energetica?

"Nella realtà possiamo dire che la progettazione dei lavori del Digital Twin, ovvero della proiezione della programmazione digitale di sistemi materiali, si applichi anche a un “terzo gemello”, la decarbonizzazione. La possibilità di creare un gemello digitale è ciò che ci consente di trasferire in digitale anche le proiezioni delle azioni che possono consentire l’ottimizzazione della decarbonizzazione".

Questo conferma che rivoluzione digitale e transizione energetica vanno di pari passo…

"Del resto, secondo le nostre stime il 55% della decarbonizzazione passa per l’applicazione di strategie che hanno a che fare con la tecnologia dell’informazione. È chiaro che stiamo parlando di elementi fortemente interconnessi. I tre gemelli devono crescere assieme: quello digitale che aiuta a progettare la nuova realtà in molti settori, dalla progettazione urbana agli impianti industriali, le strategie reali e i piani di ricerca della decarbonizzazione tramite efficienza".

L’efficienza come driver anche per l’ottimizzazione energetica, dunque?

"Si, quando eravamo giovani ci insegnavano che c’era una correlazione diretta tra ecologia e costi di prodotti e servizi. L’elemento del digitale insegna che fare efficienza di costo aiuta a ridurre sprechi e impatti ambientali di servizi, processi industriali e via dicendo. Pensiamo all’esempio di Tesla: abbiamo avuto l’auto elettrica rompendo la dicotomia tra velocità e prestazioni di un veicolo da un lato e impatto ambientale dall’altro.

A tal proposito, avete collaborato al supercomputer Leonardo con Cineca. Può aiutare a rompere questa dicotomia anche in Italia?

"Leonardo è, senza nulla togliere ad altri progetti da noi seguiti, il più interessante e importante progetto digitale sviluppato in Italia nell’ultimo quinquennio. È un progetto che aiuta a sviluppare una grande infrastruttura che potrà essere messa al servizio della ricerca e dell’innovazione in diversi campi, transizione compresa. Le infrastrutture critiche non sono più solo ponti e autostrade, ma anche quelle digitali: le reti e centri come Leonardo. Il flusso informativo è fondamentale, in ogni proceso moderno. Ma serve anche avere la tecnologia per governarlo. Leonardo e altri centri danno opportunità al Paese e raddoppiano la capacità di calcolo nazionale, aumentando le opportunità per sviluppare la produttività e processi come l’innovazione di frontiera".

Si avvicina dunque a un’autonomia crescente in ambito italiano e europeo?

"Questo è un tema fondamentale, che ha ben sottolineato anche Ursula von der Leyen ricordando che non esiste sovranità politica senza sovranità tecnologica, fatto che la nostra classe politica deve ancora capire. Oggi, per il ruolo che la ricerca tecnologica sta acquisendo nella difesa, nei servizi, nella scienza di frontiera, nel mondo energetico è impossibile veder progredire una nazione senza la tecnologia. E mancare di sovranità tecnologica a livello italiano ed europeo rischia di essere un vulnus se ci alimenteremo solo con la tecnologia americana e cinese. Il Covid insegna che nel momento delle sfide decisive chiunque possieda la tecnologia critica la tegna per sé. E dunque sarebbe impensabile offrire a progetti cinesi infrastrutture critiche per l’Europa come Leonardo-Cineca, attivo dalla previsione dei fenomeni meto estremi all’industria 4.0".

Come può funzionare una simulazione in un supercomputer per una strategia di efficientamento energetico?

"Un supercomputer è capace di simulare, per fare un esempio, il volo di un aereo e i dati strutturali ancora prima che il progetto di questo aereo sia arrivato a livello di prototipo. Questo per far capire le potenzialità che si possono applicare anche alla riduzione potenziale della dissipazione di energia di un macchinario o al rendimento di un impianto alimentato da fonti “verdi”. Questo dà una potenzialità esplosiva in termini di sovranità tecnologica e sicurezza nazionale nei settori critici di cui parliamo a chi possiede tecnologie del genere".

A che livello è la consapevolezza pubblica su questi temi?

"L’elemento della sovranità tecnologica ha grande rilevanza sociale. La classe politica e gli interlocutori istituzionali delle imprese e del mondo della ricerca però lo devono ancora capire. Le interdipendenze plasmano il nostro domani. La tecnologia è il cuore del percorso evolutivo della nazione in ogni settore. Trent’anni fa si parlava di tecnologie abilitanti in relazione all’Ict. La tecnologia era ancillare al business. Oggi colossi come Amazon hanno dimostrato che si può creare una tecnologia di rottura e attorna ad essa costruire business nuovi".

Come rispondere infine alle preoccupazioni che spesso la rivoluzione digitale suscita? Le nuove tecnologie sono al servizio dell'umano?

Si e dirò di più. La tecnologia è l’abilitante maggiore dello sviluppo sostenibile: pensiamo al caso del crollo del Ponte Morandi. A Genova il Ponte San Giorgio è stato costruito a tempo di record anche perché si è progettata una soluzione per le persone e la vita dei cittadini sostenuta dalla capacità di progettazione digitale. Pensiamo a quanto le frontiere della medicina siano espanse dalla tecnologia, al fatto che a Milano Politecnico e Humanitas propongano corsi di laurea in ingegneria e medicina. La tecnologia assume un ruolo crescente nella cura della persona e dell’ambiente che la circonda. Con le simulazioni tecnologiche possiamo capire l’evoluzione e lo studio dell’inquinamento in Pianura Padana, possiamo governare la distribuzione digitale di energia prodotta da rinnovabili, possiamo pensare a soluzioni innovative per la modalità sostenibile e al futuro delle smart city. Vedo la tecnologia completamente messa al servizio del benessere della persona.

E questo è un percorso in via di consolidamento.

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