
L’Europa cerca di ritagliarsi un ruolo da protagonista nella nuova rivoluzione industriale guidata dai dati e dall’intelligenza artificiale con l’idea che ci vogliano regole certe e protagonisti affidabili. Per questo NetApp è venuta a Roma per avviare nuove strade con le nostre istituzioni: server, data center e intelligenza artificiale sono i confini da cui partire per progetti futuri. Ne abbiamo parlato con Cesar Cernuda, Presidente e CEO dell’azienda, durante la sua visita: con alle spalle una lunga carriera in Microsoft, il manager spagnolo ha sviluppato una visione internazionale in un’azienda che è stata inserita dalla rivista Fortune al quinto posto tra i migliori luoghi al mondo in cui essere dipendenti. Ecco la sua idea di trasformazione digitale, tecnologia e futuro del lavoro.

Presidente Cernuda, dal suo punto di vista globale come si colloca l’ecosistema dell’innovazione europeo rispetto a quello statunitense o asiatico?
“Credo che la prima cosa da sottolineare sia che stiamo vivendo una trasformazione senza precedenti. Parliamo della Quarta Rivoluzione Industriale, che si sta manifestando con una rapidità mai vista prima. Questa trasformazione è globale. Che tu sia in Europa, negli Stati Uniti o in Asia, i temi principali sono sempre gli stessi: l’intelligenza artificiale e la cybersecurity”.
Ci sono però diversi modi in cui questa rivoluzione viene affrontata.
“ È vero, ci possono essere differenze nei livelli di adozione: per esempio Paesi come Italia o Spagna, con un forte tessuto di PMI, potrebbero muoversi a ritmi diversi rispetto ad altri. Ma l’agenda digitale è ormai condivisa. Al centro di tutto c’è il dato, e su questo stiamo costruendo il futuro”.
Quanto ha influito in NetApp la sua ventennale esperienza in Microsoft?
“Moltissimo. In Microsoft ho vissuto dall’interno un percorso di trasformazione radicale. Un’azienda che ha saputo reinventarsi più volte. In NetApp stiamo facendo lo stesso: siamo una compagnia pubblica con quasi 35 anni di storia, di cui quasi 30 in Italia. Siamo leader globali nello storage flash, ma la vera sfida è stata evolvere da una realtà focalizzata su hardware tradizionale a un’azienda in grado di gestire un mondo cloud ibrido, nel rispetto della privacy, della sicurezza e delle normative. Il mio background mi ha aiutato a guidare questo cambiamento con consapevolezza”.
E allora che ruolo può avere NetApp nella trasformazione digitale dell’Italia?
“L’Italia è un mercato chiave per noi, uno dei Paesi europei più importanti. È vero che ogni Paese si percepisce come “diverso” – lo dicono in Italia, lo dicono in Spagna, in Germania, in Giappone – ma alla fine i problemi da affrontare sono spesso simili”
Quali, per esempio?
“In Italia la digitalizzazione è fondamentale per migliorare la competitività del Paese: dalla pubblica amministrazione alla sanità, dal retail alla manifattura, tutti i settori devono usare il dato in modo più intelligente. Ecco perché dico spesso che l’intelligenza artificiale è come l’elettricità: all’inizio ci si chiedeva in quali settori sarebbe entrata. Oggi sappiamo che è ovunque. E lo stesso vale per l’IA”.
A proposito di intelligenza artificiale, si dice che l’eccesso di regolamentazione europea, come nel caso del GDPR o dell’AI Act, possa frenare l’innovazione.
“Partiamo da qui: sono europeo, ma mi considero un cittadino globale. E sono orgoglioso dei traguardi raggiunti dall’Europa anche in termini di innovazione. È vero: la regolamentazione non potrà mai tenere il passo della tecnologia. Ma è altrettanto vero che serve una governance solida, soprattutto in ambiti sensibili come la privacy e l’etica dell’IA”.
E quindi?
“Quindi serve equilibrio. Le regole devono favorire l’innovazione, non ostacolarla. In NetApp non possediamo i dati dei clienti: forniamo la tecnologia perché possano gestirli e proteggerli. La fiducia è il nostro asset principale, e la regolamentazione può contribuire a rafforzarla se fatta con intelligenza”.
Altro problema da risolvere: l’IA consuma molta energia. Come si concilia l’innovazione con la sostenibilità?
“È una questione centrale. Secondo alcuni studi, entro il 2030 il 10% dei consumi energetici globali sarà generato dai data center. Ma possiamo usare la tecnologia per ridurre le emissioni. In NetApp abbiamo già aiutato molti clienti a modernizzare i loro impianti, ottenendo risparmi del 30% in termini di consumo energetico e del 20% sull’uso dell’acqua per il raffreddamento. Stiamo anche lavorando su progetti di economia circolare, dove il calore dei data center viene riutilizzato per riscaldare comunità locali. Il futuro deve essere sostenibile, e il dato è uno strumento potente per arrivarci. Pensate che oggi utilizziamo solo il 30% dei dati che generiamo: c’è un margine enorme per fare meglio.
La trasformazione è in atto anche nel settore dell’educazione: cosa vede nel futuro del lavoro e delle competenze?
“Nei passaggi tra le rivoluzioni industriali c’è sempre stata paura per la perdita di posti di lavoro, ma la realtà è che ogni rivoluzione ha creato più posti di quelli che ha eliminato. Anche questa volta accadrà: il World Economic Forum stima 85 milioni di posti persi, ma 97 milioni creati. Le competenze però cambieranno”.
Qualche consiglio?
“Servono più esperti di STEM: scienze, tecnologia, ingegneria, matematica. E servono data scientist e statistici, perché i dati sono la risorsa più strategica del nostro tempo. Vent’anni fa chi studiava matematica pensava solo all’insegnamento. Oggi le aziende si contendono quei talenti”.
Cosa si aspetta allora dall’Italia?
“Due cose. La prima è imparare: sono stato spesso qui, ma il mondo cambia così in fretta che è importante tornare e capire come sta evolvendo il mercato, come possiamo servire meglio i nostri clienti. La seconda è contribuire. La nostra tecnologia può aiutare l’Italia a diventare più competitiva, a ridurre i costi e a prendere decisioni migliori”.
E’ un traguardo possibile?
“Tutti parlano di intelligenza artificiale, ma molti non la adottano perché spaventati dai costi. Eppure ogni giorno, tutti noi, tutti gli italiani, ormai la utilizziamo costantemente: pensiamo all’uso degli smartphone, ma anche alle Smart Tv o a tutti i dispositivi collegati alla Rete. L’importante è affrontare la questione in maniera diversa, come fa NetApp”.
Ovvero?
“Portiamo l’IA ai dati, non il contrario. Aiutiamo le aziende a modernizzare i loro ambienti esistenti, senza costruire costose “AI factory”.