Azimut fa rotta su Pechino e pensa al dividendo

Sarà l’Estremo oriente il grande perno dello sviluppo internazionale di Azimut che potrebbe chiudere l’anno in corso con un utile vicino a quota 90-100 milioni, pressoché il doppio dei 47 milioni del primo semestre. L’amministratore delegato Pietro Giuliani sintetizza la strategia di crescita del gruppo, in cui rientra la nascita della divisione Azimut Wealth Management, che nei prossimi tre anni sarà chiamata a intercettare almeno 2,5 miliardi di raccolta dai risparmiatori più facoltosi.
A fine percorso, nel 2014, Azimut conta più in generale di raddoppiare le masse complessive gestite, facendo salire al 10% il contributo estero a fronte di costi generali bloccati fino al 2012. Da qui le mire sull’Estremo oriente, a partire dalla Cina, dove il gruppo è alla ricerca di un partner con cui stringere accordi di distribuzione. In ogni caso, già il 2009 sarà un anno positivo anche sul fronte del risparmio gestito per Azimut e Giuliani, pur rimandando la decisione al consiglio di amministrazione, ha sottolineato di «non vedere motivi per non distribuire un dividendo a fine anno». Quasi una mezza promessa per Piazza Affari, dove Azimut è scattato del 4,56% a 8,9 euro spinto, come altri titoli finanziari dall’andamento dei fondi a settembre e dalle prospettive dello scudo fiscale. Lo scorso 21 settembre, a cinque anni dal debutto sul listino milanese, Azimut è entrato a fare parte del Dj Stoxx 600 e Giuliani ha rivendicato la scelta, malgrado le offerte dei private equity, di non delistare il gruppo nel pieno della crisi finanziaria (il titolo era arrivato a valere anche meno di 3 euro).
Quanto alle prospettive in Italia, laddove si verificassero le condizioni per creare una cordata, Giuliani non è poi parso immune al «fascino» esercitato dalla concorrente Fideuram, che Intesa Sanpaolo intende valorizzare per rafforzare il patrimonio e per cui si era fatta avanti la Exor della famiglia Agnelli: «Abbiamo sempre considerato Fideuram un concorrente di alta qualità. Se ci fossero le possibilità, che però viste le cifre in gioco non penso ci siano, c’è una disponibilità a entrare in cordata», ha sottolineato Giuliani. In sostanza una «tentazione», ma lo stesso top manager ha puntualizzato che a «oggi non c’è nulla». Concreta, invece, la trattativa con Cattolica per rilevare la piccola Apogeo Consulting Sim. Dallo scudo fiscale, ipotizzando un rientro di capitali complessivo «per 70-100 miliardi», Azimut conta invece di ottenere «un aumento delle masse amministrate di almeno 500 milioni».

È anche per sfruttare questa opportunità che Azimut ha creato la divisione Wealth Management, guidata da Paolo Martini: la struttura mira a una clientela «private» con portafogli superiori ai 500mila euro. Azimut ha già 4.100 clienti con queste caratteristiche per un portafoglio complessivo di 5,5 miliardi: nella divisione lavoreranno 30-40 partner di Azimut Consulenza.

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