Cronache

Azzurri in campo con zucchero e veleni

Botta e risposta fra Grillo e Mondello nel corso del dibattito seguito da un numeroso pubblico

Ferruccio Repetti

È innanzi tutto una sfida all’ozio del fine settimana quella lanciata dall’avvocato Roberto Cassinelli, commissario metropolitano di Forza Italia col compito di ridare slancio e consistenza numerica a un partito che pare aver perso per strada l’entusiasmo dell’esordio. Anzi, per dirla proprio tutta, ci vuole un bel coraggio a invitare iscritti e simpatizzanti - come ha fatto lui, Cassinelli, il temerario con la faccia da cherubino - a un’assemblea aperta al Teatro della Gioventù, con inizio alle 9 e mezza di sabato, senza mettere in conto che in quel giorno preciso ci può essere un sole e un cielo e un’arietta che intrigano per la gita fuori porta. Eppure, ieri mattina, quando si apre formalmente l’assemblea - e troneggiano sul palco Alfredo Biondi, Enrico Nan, Alberto Gagliardi, Luigi Grillo, Gabriella Mondello, Eolo Parodi, oltre naturalmente Cassinelli - sono ben pochi i vuoti nella sala da 400 posti del teatro tanto caro all’ex assessore di An, Gianni Plinio, che ne ha promosso il restauro. La sfida del commissario azzurro è vinta anche sul piano della partecipazione diretta: tutti possono parlare (e molti parleranno), cinque minuti a testa, qualunque cosa abbiano da dire. Ne approfitta subito Fabio Costa, imprenditore e consigliere della circoscrizione Centro Ovest, che lamenta una serie impressionante di carenze organizzative e politiche, e la sostanziale spaccatura fra base e vertici del partito. A un certo punto, Costa affonda la lama nel burro citando la necessità di avere dei «padrini» per far valere le proprie istanze all’interno. Apriti cielo! Dibattito libero sì, ma in libertà condizionata. Biondi bacchetta il dissenziente in diretta: «Non ci sono padrini, solo i mafiosi ce l’hanno!». Sono solo scintille, che si spengono subito. Poco più di due zolfanelli, in confronto all’incendio che si svilupperà un paio d’ore dopo, inframmezzato da interventi al caramello. D’altronde, la volontà comune, in sala, è di costruire più che dividere. O no?
Nan fa un appello di ampio respiro istituzionale, Gagliardi rinuncia per una volta al tema dell’«industria pensante» e rilancia alla grande i meriti del governo e della coalizione di centrodestra, Parodi strappa consensi con l’arguzia e l’incisività che gli sono universalmente riconosciute, Pierluigi Vinai riceve convinte adesioni quando parla di «esigenza di attenzione al sociale», Matteo Rosso, reduce dalla maratona oratoria in Regione, sollecita «unione e critiche costruttive», infine Cassinelli, in uno sforzo supremo di sintesi, si fa applaudire a scena aperta incitando «a lasciarsi alle spalle polemiche e personalismi, per dare un contributo importante all’obiettivo finale: la prossima scadenza elettorale». Sventolano i vessilli tricolori, tira aria di riscatto, viene anche presentato il nuovo sito nazionale forzaitalia.it e quello del nuovo coordinamento Città di Genova, con la concessione gratuita del recapito e.mail agli iscritti. Spuntano, e si fermano per tutto il tempo che ci vuole, anche alcuni «esterni illustri»: la sempre apprezzatissima Renata Oliveri, assessore regionale della giunta Biasotti, l’ex assessore comunale democristiano Tullio Mazzolino, l’imprenditore dello shipping Enrico Scerni, il costruttore Davide Viziano. L’entusiasmo è palpabile. Ogni relatore, via via che si susseguono gli interventi, si uniforma volentieri al clima imperante, per intima convinzione, ma anche contagiato dalla sontuosa «bomboniera» del Teatro della gioventù che rivive gli antichi fasti. A pochi metri dalla platea, nella Sala Barabino, c’è il baule originale appartenuto a Gilberto Govi, le locandine delle sue commedie, i «Manezzi», i «Colpi di timone»... A proposito, cosa sono quei colpi che arrivano dal microfono? Si scopre subito: è quel birichino del senatore Grillo che se la prende, a botte di acuti tenorili, con mezzo mondo: ambientalisti, anti-Tav, magistrati, stampa quotidiana e periodica locale e nazionale, ma in particolare con l’onorevole Gabriella Mondello, rea di aver osato commentare con evidente soddisfazione la bufera sul caso-amianto che coinvolge alcuni politici di sinistra e aziende dello Spezzino. La passione, la foga, l’intensità dei decibel che Grillo mette nell’intervento spiazzano i vip al tavolo della presidenza e lo stesso Biondi che ha condotto il dibattito da sapiente moderatore. Ma il senatore è un fiume in piena, copre persino l’inciso ad alta voce di Gagliardi che vorrebbe riportare la discussione sul tema della mattinata. Gabriella Mondello reagisce e rimbecca: «Siamo anticomunisti», Grillo beve un sorso tonificante e replica: «Siamo garantisti!». La gente in sala, ancora numerosa nonostante sia passata abbondantemente l’ora del crollo degli zuccheri, sgrana gli occhi e capisce poco. Per fortuna, le corde vocali hanno un limite. Chiude in bellezza Biondi: «Il momento è cruciale, nel 2006 si inaugurerà la Terza Repubblica. Meno male che siamo uniti, così possiamo vincere. Però, dopo, bisogna fare i congressi, votare, cambiare». L’assemblea è finita.

La scalata, invece, è appena cominciata.

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