Gli azzurri prendono il treno per «cantarle» al Professore

In settecento si sono ritrovati alle 5,50 alla Centrale. Sulle carrozze cori, partite a carte e panini con la mortadella

nostro inviato sul treno Milano-Roma
L’ottantenne Caterina non è mai scesa in piazza, «ho sempre lavorato come una dannata, sempre di corsa come facciamo noi milanesi». Stavolta però, aggiunge, «vedo le cose andare sempre più male e quasi quasi sono felice di essere ormai prossima all’addio». La consola il popolo azzurro che occupa le poltroncine del decimo scompartimento della terza carrozza.
E mentre Caterina ringrazia compiaciuta, il treno espresso straordinario che porta gli azzurri a Roma entra nella stazione di Bologna. Sono le 9.10 e Milano è lontana più di tre ore: infatti, i tredici vagoni che portano a Roma settecento e più supporter di Silvio Berlusconi, quei milanesi indisponibili a farsi «strangolare dal VamProdi», sono partiti dalla Centrale alle 5,50. Sì, alle sei meno dieci minuti erano già lì al binario undici con almeno mezz’ora d’anticipo. Come dire: sveglia nel cuore della notte, tricolore annodato al collo e tanta voglia di un caffè col giornale. Desiderata, quest’ultimi, di troppo, «come per il bene del Paese è giusto considerare di troppo il Professore» butta là Edoardo, promotore del dissacrante sito www.ilgiulivo.com, mentre il suo collega Crik sforna una battuta dietro l’altra.
Allegria è la sintesi degli azzurri in viaggio verso Roma che alle fermate d’obbligo (Bologna e Firenze, ndr) sventolano le bandiere e raccolgono firme contro la proposta Amato di concedere la cittadinanza agli stranieri dopo cinque anni di residenza anziché dieci. Allegria in maglione, blu-jeans e ombrello ad personam: «Se piove? No problem, tra i gadget che ci hanno dato c’è pure l’ombrello color azzurro e la scritta “Piovono tasse, governo ladro di libertà”».
Claim che provoca un dibattito nella carrozza numero 6, quella che ospita gli azzurri di Seregno: così, mentre si preparano panini con mortadella innaffiati dal Chianti, s’infiammano gli animi e c’è chi si propone di organizzare un campionato del lancio della mortadella. Proposta che, a Bologna, si concretizza con l’acquisto di una decina di mortadelline da 250 grammi l’una. L’uso? «La speranza di spiaccicarle contro il faccione di Prodi» fa sapere il leghista doc che con figlia quindicenne al seguito manifesta non solo contro la Finanziaria bensì per reclamare che «Berlusconi sia sempre qui, con Forza Italia perché senza di lui sarebbe senz’anima». Inutile per qualche cronista ingannare il tempo e percorrere su e giù il treno per chiedere chi guiderà il centrodestra nell’era post-Berlusconi: la risposta è sempre la stessa, «è lui, Silvio, il futuro».
E giù con i ricordi personali, con gli incontri in altre strade e piazze d’Italia e vai pure con la scopetta giocata per ingannare il tempo oppure col sonnellino che colpisce in primis i vertici azzurri sul treno, dal coordinatore lombardo Mariastella Gelmini al capogruppo consiliare Giulio Gallera sino ai consiglieri Paolo Massari e Bruno Dapei. Pattuglia accovacciata sui sedili e, come fanno tutti i militanti, con un tricolore come copertina.
Interi corridoi immersi nel silenzio e altri dove, dopo cinque-sei ore di viaggio, esplodono le urla e i cori da stadio. Anche contro il macchinista («è dei cobas?») che sembra andare a passo di lumaca, quasi a voler sottrarre minuti preziosi allo sbarco romano dei settecento milanesi.
Sbarco dettato non solo contro l’oppressione fiscale, contro le gabelle ma soprattutto per ribadire - intasando le strade della Capitale pure con slogan e striscioni - il bisogno di ricostruire il futuro spazzato via dal governo Prodi. E tra i tanti domani di speranza c’è anche quello della ventiseienne Francesca che da Milano a Roma - dove il treno arriva alle 13.

30 - avrà guardato l’orologio almeno un migliaio di volte, «in sette e più ore si va sino alle Maldive, ma nell’era di Prodi si arriva solo fino alla Capitale». Rimedio? «Facciamolo cambiare, altrimenti sloggia come tutti gli inquilini che non danno fiducia».

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